Il paese dei capannoni
Una corsa da fermare con un patto
Le vecchie foto della “Busa” vista dall’alto, da Pranzo o dal curvone di Nago. Sono immagini di mezzo secolo fa, ma sembrano scattate in un “altrove” che più non esiste.
Era la natura trionfante, con l’azzurro del lago che trascolorava dolcemente, in un trionfo di tonalità tenui e serene, nel verde delle campagne.
Discorsi già fatti e sentiti mille volte. Ma più gli anni si sommano (e così capita per le nostre personali stagioni) più si avverte il senso di un limite già ritenuto insuperabile che continua ad essere tradito e sconfessato. Così la “terra di mezzo”, quella un tempo agricola e verde, che pur esisteva come polmone rispettabile e rispettoso dell’ambiente e delle persone, la landa incantata che segnava il passaggio tra Riva ed Arco, tra Torbole ed Arco, esiste solo nelle vecchie foto.
La “terra di mezzo” è oggi un tripudio di capannoni industriali, di centri commerciali, e la strada che un tempo portava al santuario delle Grazie a Ceole è litania di costruzioni, di supermercati. Con l’annuncio che a breve sorgerà, proprio a un tiro di preghiera dal santuario, un nuovo mega-capannone.
Il destino di San Alessandro, nello spazio tra la chiesa e viale Rovereto, è da tempo segnato; la strada provinciale di San Giorgio è scandita dalla teoria dei capannoni artigianali, industriali, commerciali, e va a fare il paio con la parallela trionfante via Santa Caterina. Viale Rovereto a Riva e la zona di Nago sono terre promesse per nuovi centri commerciali.
Tutto in buona regola, si precisa. Tutto perfettamente autorizzato. Ma è (forse) il caso di fermare il tempo. C’è una Comunità di Valle che rappresenta il territorio, che dovrebbe avere deleghe di pianificazione urbanistica sovraccomunale. E’ utopia pensare che un ente che si chiama, guarda caso…, “Comunità”, cioè virtuoso e concorde consesso di abitanti di una stessa zona, si faccia in quattro per promuovere una azione meritoria? Quella di convincere i Comuni a sottoscrivere un patto, un impegno (scritto e, per quanto possibile, da onorare), nel quale si dica: “La Busa ha già dato, basta con…”.