Il maggiordomo del papa
Un esperto ci spiega cosa sta succedendo, e perchè sembra un romanzo ambientato nel Medioevo.
Non sono credente, non sono praticante. Ma quello che sta succedendo in Vaticano sembra uscire dalle pagine di un romanzo, pieno di intrighi e colpi di scena. E come sempre, alla fine il colpevole è il maggiordomo...
Oggi le Guardie Svizzere hanno arrestato il maggiordomo del papa, trovato in possesso di "documenti riservati", ed accusato di averli resi noti recentemente. Sullo sfondo, intanto, il siluramento del capo della banca vaticana Ior, che è stato silurato e dice di essere "diviso fra la voglia di parlare e la necessità di tacere per non turbare il Santo Padre".
"Nel Papato del Novecento una vicenda del genere non si era mai vista, nel senso che non si era mai vista nelle persone vicine al Papa una tale disponibilità a tradirlo". È quanto afferma lo storico della Chiesa, Alberto Melloni, analizzando con l'ANSA gli ultimi sviluppi del Vatileaks, il caso delle fughe di documenti riservati ad opera dei cosiddetti corvi.
"Questa disponibilità - osserva Melloni - è molto singolare e molto preoccupante perchè qui non c'è tanto la fuga in sè di notizie, peraltro relative a fatti in tutto o in parte già noti. L'unica vera notizia di queste notizie - spiega - è che possono uscire dall'appartamento i fax personali del Papa. Ciò crea nei vescovi e in chi deve avere relazioni con il papa un'ombra gigantesca, scassa in maniera drammatica il meccanismo di comunicazione del papa con i vescovi".
"Non a caso - aggiunge lo storico - la prima cosa che la Santa sede chiede come materia concordataria è la libera corrispondenza con i vescovi. Qui si è creato un danno gigantesco che tende a mettere in dubbio non tanto la persona del segretario di stato, che viene usato come una specie di finto bersaglio, ma che punta a colpire direttamente l'autorevolezza della Santa Sede nel suo insieme e del papa come persona".
Da queste vicende esce l'immagine del Papa e della sua capacità di governo esce indebolita? "Il problema - afferma
Melloni - è piuttosto che la macchina di governo è debolissima e questo non credo che sia un problema che si può semplicemente risolvere imputandolo in maniera accusatoria al papa. Qui c'è una questione a monte: dov'è nata questa idea che col pettegolezzo ci si può sbarazzare degli avversari e che così si fa il bene della Chiesa? Questa prassi - prosegue - non è nata con Ratzinger, dura da parecchio tempo. Nella Chiesa italiana, ad esempio, nell'era Ruini lo abbiamo visto tante volte. Ma come diceva Gesù Chi prende la spada, nella spada perirà, questo gioco della denigrazione fatalmente è sfuggito di mano, tutti denigrano tutti e tutti pensano che sia un'azione lodevole raccattare qualche carta nei cestini dei fax per potersi poi vendicare di qualcosa o di qualcuno".
Si aprono già le manovre per il Conclave? "È chiaro - osserva Melloni - che l'età avanzata del Papa da un lato e la regola per cui a 80 anni si esce dal Conclave dall'altro, creano una fascia di nervosismo fra i 70 e gli 80 anni tra i cardinali". Ma per Melloni c'è di più: "È chiaro che qui c'è un gioco a delegittimare da destra il pontificato: certo si può leggere tutto il pontificato di Ratzinger come una specie di concessione al lefebvrismo, ma si può vedere anche il contrario perchè il papa ha parlato della continuità del soggetto ontologico Chiesa però ha parlato anche del Concilio che è un concilio di riforma".
"C'è - conclude quindi - una specie di destino fatale che
segue Ratzinger: quando era il il teologo più stimato da Kueng non era mai abbastanza kunghiano per Kueng. Adesso che poteva apparire una specie di santo protettore del conservatorismo cattolico non è abbastanza conservatore".