Linguistico, per chi suona la campanella
Mercoledì prossimo, primo giorno di scuola, verranno aperti anche i battenti del nuovo liceo linguistico di Trento, frutto del matrimonio (di interesse) tra lo storico indirizzo linguistico del liceo scientifico Da Vinci e del lingusitico del liceo Rosmini (ex Magistrali).
Sull'argomento abbiamo versato litri di inchiostro. E ora, visto che ormai i giochi sono fatti (le decisioni sono state prese - nonostante le lamentele delle studentesse del quinto anno del Da Vinci - e la sede "provvisoria" di via Mattioli dovrebbe essere ormai pronta, nonostante non susciti l'entusiasmo di allieve e allievi), io lo confesso: la celebrazione di questo matrimonio non riesce a darmi gioia. Sono un ex studente dell'indirizzo linguistico Da Vinci (sembra quasi la confessione di un alcolista anonimo, mi rendo conto), un "davinciano", contento di avere frequentato quella scuola, in tempi in cui le finestre erano "tenute su" con il pongo e lasciavano passare mille spifferi (freddo di inverno e pollini in quantità di primavera... sì, sono davinciano e pure allergico).
Ebbene, vedere "smantellata" l'esperienza dell'indirizzo linguistico (allora sperimentale) non può che dispiacermi, almeno un po'. E non posso che guardare con simpatia a quelle studentesse e a quegli studenti, oggi iscritti all'ultimo anno (quindi prossimi alla Maturità), che hanno combattuto con le unghie e con i denti per rimanere incardinati nella scuola di via Giusti, ospiti dell' "astronave madre".
Quanti ricordi... Quante ore chini sui libri... Impossibile non avere nostalgia. Ma una scuola non è fatta solo da mattoni e da un nome da mettere in testa al diploma. Che si chiami Da Vinci, che si chiami Rosmini o che si chiami "Liceo linguistico di Trento" (nome provvisorio in attesa dell'intitolazione vera e propria) poco conta. Ciò che conta, alla fine, è la qualità dell'insegnamento. Sono i prof che fanno la differenza. Lo hanno detto nei gorni scorsi le studentesse: "Alcuni (insegnanti) purtroppo li perdiamo per strada con questo passaggio. Ma forse, in alcuni casi, non è neanche una cosa negativa".
Perché poi, muri a parte, crescendo, rimane il ricordo dei docenti: quelli preparati e quelli impreparati, quelli che hanno lasciato il segno e quelli che no. In bocca al lupo dunque ai ragazzi e alle ragazze del nuovo Linguistico. E in bocca al lupo anche al preside Mario Turri, chiamato a dare un'idenità alla neonata scuola. Anzi... approfitto di questo spazio per chiedere scusa (a lui e agli studenti). Perché? Perché nei giorni scorsi, in un articolo, ho scritto che le lezioni sarebbero iniziate lunedì (quando invece la campanella suonerà mercoledì). Ahi!... Facciamo quindi che, trattandosi di Da Vinci (oltre che di Rosmini), la scusa ufficiale è "ero emozionato, ai limiti della commozione". Mi autoassolvo.