Sanremo, le canzoni e le insulse banalità della Littizzetto
Caro direttore, quando ho saputo a quanto ammontano i compensi dei vari personaggi (Littizzetto, Benigni ecc.) per la loro comparsa al Festival di Sanremo, ho deciso che non lo guarderò neanche sotto tortura.
È una vergogna! Che farà la Littizzetto? Racconterà volgarità? Certo che, quanto la gente osanna i «vip»(?) e si fa fare pure gli autografi...
Va bene, no, gente? Loro strapagati e chi lavora e tira avanti l'Italia, sottovalutato. Il lavoro non conta e non vale nulla!
Claudia Garbari
Dal 12 al 16 febbraio è andato in scena il Festival di Sanremo, il simbolo della canzone italiana nel mondo, e anche quest'anno - come ormai è triste ma consolidata tradizione da molti anni - l'attenzione è rivolta a tutto fuorché alle canzoni.
L'edizione 2012, una delle peggiori della storia del Festival, è ricordata per i monologhi arroganti e analfabeti del profeta della nullità, il santone della predica un tanto al chilo, al secolo Adriano Celentano. E anche quest'anno le cose non sono andate diversamente.
Ora, cosa c'entrino la politica, la Chiesa e il sesso con il Festival di Sanremo, lo sa solo la Littizzetto che, dispiaciuta, dichiara che con tali limiti sarà costretta a parlare in prima serata della «ricetta del coniglio alle olive».
Anche gli ospiti della serata seguono la stessa logica. In teoria, essendo un festival della canzone, al centro di tutto dovrebbero esserci canzoni e musica. Invece sembra non ci possa essere Sanremo senza la corsa alle superstar, ai nomi più strambi e fuori posto, ai vip chiacchierati, alle regine del gossip e del jet set internazionale. Ovviamente il tutto dietro lauti cachet e compensi stratosferici come quelli di cui si è sussurrato per David Beckam, il calciatore inglese, che per il settimanale Panorama era intorno ai 500.000 euro (poi smentiti dalla Rai).
Gli organizzatori si sono lamentati che, causa la crisi e i tagli imposti anche (finalmente) alla Rai, quest'anno si dovrà andare al risparmio senza poter puntare ai nomi altisonanti della moda e dello spettacolo delle passate edizioni. Per fortuna, vien da dire. Chissà che un po' di soldi in meno, non riescano a fare il miracolo e a far tornare Sanremo quello che dovrebbe essere, il palcoscenico più bello della canzone italiana. Il resto, comprese le battute della Littizzetto e le comparsate da centinaia di migliaia di euro delle starlet di stagione, lasciamoli al varietà. Forse così anche il pubblico tornerà a guardare il Festival. E soprattutto ritroverà il gusto della buona musica, di cui l'Italia è sempre stata vanto nel mondo.
p.giovanetti@ladige.it