Votare, sognare
Farsi fregare non è un diritto né un dovere
Nell'indecisione, ci sono anche loro, hanno scritto in rete pubblicando questa fotina carina, con i cartelloni eletorali dei nostri sogni. Già, i supereroi non tradiscono, i supereroi fanno sognare e non sbagliano un colpo.
Se proprio ne avete piene le scatole, beh sì, tra domani e lunedì potete anche scrivere sulla scheda i nomi dell'Uomo ragno o di Wonder Woman. Ma difficilmente da martedì potranno gustarsi il diritto di entrare a Montecitorio o palazzo Madama.
C'è da scegliere quello che c'è, sognare è un diritto ancor più di quello (che è anche un dovere) di votare. L'importante, credo, è non votare sognando. O facendolo fino a un certo punto.
Perché sognare si può, certo. Si può sognare che Beppe ci farà uscire dall'Euro e tornare alla Lira risolvendo tutti i mali dei nostri portafogli e dei nostri conti in banca, più o meno anemici.
Si può sognare che Silvio ci ridarà l'Imu senza che poi i Comuni per continuare a darci quello che ci danno debbano rifarci pagare l'Imu sotto mentite spoglie (le tasse sono come l'acqua al mondo: non sparisce, si ricrea e gira sotto varie forme. Ma serve, e torna).
Si può sognare che Nichi fermi la crisi e torni a riempire le fabbriche senza più bisogno delle casseintegrazioni.
Si può sognare che Mario ci trasformerà in una Germania bis e diventeremo la locomotiva - no, troppo: la littorina, almeno - d'Europa.
Sognare si può, ma poi ci si sveglia. Votare si può e si deve, ma basta tenere gli occhi aperti, per non risvegliarsi rendendosi conto che forse le avevano sparate troppo grosse. Ecco, cercate di vedere chi almeno le ha sparate medie. Credibili. Per poter sognare un domani un filo migliore.