Grillo, il Movimento 5 Stelle e la democrazia
Gentile direttore, nell’editoriale di domenica 10 marzo, ha definito la strategia politica del M5S volta a ottenere una «democrazia senza partiti e senza organizzazione” (citazione di Grillo) come «democrazia diretta».
La democrazia diretta è una protagonista della storia delle democrazie parlamentari; purtroppo non in Italia, dove essa, nonostante ormai i 160 d’esercizio non si è ancora affermata.
Gli strumenti principali sono il referendum senza quorum, con cui gli Svizzeri una settimana fa hanno deciso di mettere un tetto agli stipendi dei top manager di banche e imprese e lo stesso giorno dell’elezione presidenziale i californiani hanno scelto, sempre con un referendum, di aumentarsi le tasse piuttosto che tagliare i fondi alle scuole pubbliche. Il secondo strumento di democrazia diretta è la revoca degli eletti: raccolto un numero determinato e congruo di firme un comitato può chiedere un referendum per revocare il mandato all’eletto ed eleggere nella stessa tornata un’altra persona. Terzo strumento è l’Iniziativa popolare con cui un comitato promotore può proporre una legge dopo aver raccolto anche qui un numero determinato di firme.
Questi sono i principali e più diffusi strumenti codificati nelle maggiori istituzioni europee e americane; seguono altre iniziative che si ispirano alla democrazia diretta: i Town Meetings con cui ad esempio New Orleans è stata riedificata dopo l’uragano Katrina, il bilancio partecipato, i piani regolatori partecipati, le leggi elettorali decise, per evitare un evidente conflitto d’interesse, da cittadini sorteggiati a sorte cui è stato proposto un anno intero di approfondimento sulla materia, come è accaduto in Olanda, ed altri ancora.
Come si evince dagli esempi riportati sopra la democrazia diretta non ha fini propri e soprattutto non sostituisce la democrazia rappresentativa; essa la affianca per rinforzare la democrazia stessa. La sola democrazia rappresentativa non permette ai cittadini, ai quali per Costituzione appartiene la sovranità (presente continuativo), un adeguato controllo durante il mandato elettorale; soprattutto in Italia dove nell’ultimo decennio il potere dell’esecutivo, sia amministrativo che governativo, è andato rinforzandosi a scapito delle assemblee degli eletti.
Anche l’assenza di strumenti di controllo ha probabilmente concorso a determinare la difficile situazione italiana e sicuramente la mancata introduzione non farebbe che esacerbare i problemi. Di certo, però, per uscire da questa impasse una corretta informazione può aiutare.
Paolo Fabris
Alcuni degli istituti di democrazia diretta sono presenti in quasi tutte le democrazie rappresentative di tipo liberale. Anche in Italia non solo sono esplicitamente previsti dalla Costituzione, ma sono anche garantiti e regolamentati dagli statuti regionali e comunali. La stessa istituzione della Repubblica è nata attraverso uno strumento di democrazia diretta, il referendum. E i costituenti indicarono espressamente fra gli istituti di democrazia diretta oltre al referendum abrogativo anche quello costituzionale o sospensivo, e quello per le variazioni territoriali delle regioni. Ma nella Costituzione italiana sono previste e regolamentate anche azioni dirette dei cittadini nell’avanzare proposte di legge, attraverso per esempio iniziative di legge popolare; o nel richiedere petizioni scritte riguardanti questioni di pubblico interesse presentate al Parlamento dagli stessi cittadini.
Alcuni cambiamenti sociali e politico-culturali rilevanti nel nostro Paese sono avvenuti proprio attraverso strumenti di democrazia diretta, pensiamo ai referendum su divorzio, aborto, nucleare, sistema uninominale e abolizione delle preferenze.
La questione, infatti, non è di utilizzare strumenti di democrazia diretta affiancandoli alla democrazia rappresentativa in modo da rafforzarla. Il Grillo-pensiero afferma la cancellazione della democrazia rappresentativa per sostituirla con una pseudo consultazione diretta e permanente dei cittadini attraverso la rete su ogni cosa e su ogni decisione. Una sorta di web-crazia che sostituisca il Parlamento, e ogni altra libera espressione di pensiero diverso, a cominciare dai giornali e dalla libera stampa.
Il Grillo-pensiero non ammette opposizioni alla linea decisa dal capo. Non per niente non esiste alcuna possibilità di dissentire ciò che il capo ordina. Ma nemmeno ammette che vi possa essere libertà e diversità di pensiero all’interno dello stesso Parlamento o del governo, visto che Grillo pretende il 100% del consenso, senza lasciar spazio alla minima opposizione. La stessa indisponibilità di Grillo ad assumersi il proprio ruolo istituzionale e di governo come partito di rilievo del Parlamento (perché l’obiettivo dichiarato è abbattere i partiti e mettere in scacco il Parlamento), dimostra come il movimento 5Stelle non chieda più coinvolgimento e più democrazia diretta a fianco della democrazia rappresentativa, ma l’abolizione della democrazia per instaurare un regime di web-crazia, dove non è chiaro chi interpreta la volontà del web, e come e con quali limiti e garanzie di attendibilità. Questo è l’aspetto più inquietante ed eversivo di Grillo e del suo pensiero. Spetterà ai grillini smentire nei fatti tale stato di cose.