Ecco dove porta il clima di odio
Dopo l'attentato a Palazzo Chigi freniamo le parole.
E adesso diamoci una calmata. Tutti quanti. Grillo e grillini esagitati che vomitano parole che pronunciate in altri periodi storici forse potevano avere senso ma chi fa politica deve sempre sapere dare il peso alle parole; calmiamoci noi giornalisti nell'esagerare titolazioni su dei personaggi che meriterebbero una breve in cronaca al massimo; si calmino i rampanti del Pd che non avendo ottenuto posti e visibilità vorrebbero dare fuoco a Letta; si calmino i Brunetta di turno che non avendo ottenuto un ministero lo considerano un attacco personale. E si calmino tutti i cittadini esagitati, i qualunquisti da bar trasferitisi sul web e i mestatori e provocatori che affollano blog, social network, siti internet che con i loro commenti hanno avvelenato l'aria e il clima politico, facendo credere che le battute da osteria trasferite nei post siano politica, gettando benzina sulla rabbia dei cittadini.
Tutto fa parte di questo milieu, trionfo del qualunquismo. Per cui si lodano alcuni che insultano Dario Franceschini perché sta mangiando in trattoria con un amico; si loda uno - dicasi uno - che per strada offende Rosi Bindi. O, ancora, diventa una notizia, uno - ripeto: uno - che offende Silvio Berlusconi per strada fino a lodare quattro idioti che lanciano monetine a un galantuomo come Stefano Fassina, colpevole solo di essere diventato un parlamentare.
Ecco, è cresciuto un clima che non poteva non armare la mano di un disabile mentale. Perché le parole colpiscono la mente dei più deboli e dei più disperati. Armano la mano anche di gente che si sente autorizzata a commettere atti violenti - e lanciare monetine o insultare uno mentre passeggia o cena è un atto violento - solo perché migliaia di frustrati nella rete alimentano di odio le loro parole e convincono di essere legittimati a insultare e colpire. Soprattutto è stato sdoganato l'insulto, le aggressioni fisiche e verbali, come se fossero cose normali.
No. Non è così. Si fermino tutti. Possono non piacerci quelli che guidano le nostre istituzioni. Ma in questi decenni ci sono persone che hanno perso la vita per donare a tutti noi - anche agli ottusi provocatori del web - la possibilità di dire tutto quello che vogliamo. Ecco, allora, anche chi si appresta a commentare questo scritto, ci pensi due volte prima di scrivere parole di odio, perché deve sapere che diventano armi.