Guida pericolosa, in Italia ma non solo

Gli italiani sono noti nel mondo per essere guidatori indisciplinati, poco attenti ai limiti di velocità, a dar la precedenza ai pedoni sulle strisce pedonali e, in genere, allergici alle regole stradali, compreso l’uso (vietato) del telefonino mentre si guida. Va detto che, in molti altri paesi - europei e non - è anche peggio

di Pierangelo Giovanetti

Gentile direttore, da straniera qui in Italia mentre guido ho paura, perché gli automobilisti spesso guidano oltrepassando i limiti di velocità. Da quando vivo fuori Trento, mi ritrovo a dover andare in città anche tre volte al giorno.
Ciò che non finisce mai di stupirmi sono le frequenti violazioni del codice della strada per eccesso di velocità. Il 19 luglio scorso ho assistito personalmente ad un terribile incidente che si è svolto sulla statale che porta a Besenello all’altezza dei Murazzi, ed è questo che mi spinge a scrivere la lettera, per chiedere più sorveglianza e telecamere su quel tratto di strada tra Besenello e Mattarello.
Guido in Italia da più di 20 anni, ma in tutti questi anni sono stata fermata per un controllo ordinario solo tre volte. Nel mio paese di origine, l'Australia, mi è capitato di essere stata fermata dalla polizia per un controllo tre volte in un solo giorno! Perciò vi invito ad effettuare più controlli di velocità e ad installare telecamere, non per rendere la vita degli automobilisti più difficile o per far pagare multe, ma al contrario, per ridurre gli incidenti tragici e salvare le vite delle persone che amiamo.


Gli italiani sono noti nel mondo per essere guidatori indisciplinati, poco attenti ai limiti di velocità, a dar la precedenza ai pedoni sulle strisce pedonali e, in genere, allergici alle regole stradali, compreso l’uso (vietato) del telefonino mentre si guida.
Va detto che, in molti altri paesi - europei e non - è anche peggio. Basta recarsi in Grecia, per non andare troppo lontano, o nelle nuove tigri asiatiche, dalla Cina al Vietnam, per rendersi conto che in Italia, tutto sommato, si guida ancora bene, si parcheggia raramente in seconda e terza fila (a parte Roma, Napoli e qualche altra grossa megalopoli), e i pedoni riescono ad attraversare la strada sulle strisce pedonali e i ciclisti a transitare sulla carreggiata senza affidarsi ogni volta a santa Rita.
Certo, c’è sempre da migliorare. Cafoni al volante sono ancora troppo frequenti, e una gran fetta di incidenti si potrebbero evitare soltanto moderando un po’ la velocità, o evitando di assumere alcolici prima di sedersi alla guida.
Il paragone con l’Australia forse non è dei più calzanti. Il continente dei canguri, infatti, ha una densità di popolazione per chilometro quadrato di 2,7 abitanti. In Italia sono 203, quasi dieci volte tanto. Questo vuol dire più gente sulle strade, più veicoli in circolazione, più traffico e ricerca di sorpassi: insomma statisticamente più occasioni di collisione e di incidenti.
Detto questo, diffondere una maggiore cultura stradale fra la popolazione dovrebbe essere un impegno prioritario, non solo delle scuole-guida o delle forze dell’ordine, ma della scuola, della televisione, della politica, di ogni agenzia educativa. Più che sulla repressione e i controlli, val la pena puntare sulla formazione e la prevenzione. Oggi le regole del codice stradale sono sufficientemente severe in Italia. Anche l’applicazione delle sanzioni è mediamente attuata, basti pensare all’azione indefessa e imperterrita dei vigili di Trento nel comminare multe e nell’elevare contravvenzioni.
Quello che manca è, ancora una volta, un maggiore senso collettivo di responsabilità e di civiltà dei rapporti, che porti a considerare di più l’altro, anche quando si è col piede sull’acceleratore, o quando si affronta una curva o un cavalcavia. Forse su questo resta ancora strada da fare.

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