Candidati ed elettori tra "piazerot" e interessi di parte
Ne "La guerra parallela" (Edizioni Nicolodi), che raccoglie gli scritti di Robert Musil sul giornale militare Soldaten Zeitung, che lo scrittore dirigeva quando era ufficiale dell'Impero austro-ungarico di stanza a Bolzano, durante la prima guerra mondiale, si legge una divertente, se non fosse amara, descrizione della classe politica del Parlamento austriaco e insieme degli elettori che l'ha scelta.
Musil definisce il "signor Comesideve", il candidato competente, che guarda solo agli interessi generali e al bene comune; che non ha paura di dire che farà anche cose sgradevoli e impopolari se necessarie per il buon funzionamento della cosa pubblica; che non promette quello che sa che non può mantenere e per questo spesso non viene scelto dai partiti e se scelto non viene votato dagli elettori.
Poi c'è il "signor Comesivuole". Questo è il candidato che piace perché sa come riempire le sale, dicendo quello che la gente vuole sentirsi dire. E soprattutto è il candidato che contatta gli elettori uno ad uno, il candidato affabile, che riceve chiunque e assicura, in cambio del voto, soluzioni a bisogni individuali. Una volta eletto è a questi elettori che il candidato deve rispondere prima che ai bisogni dell'insieme dei cittadini, con uno sguardo magari anche ai cittadini di domani.
In questa campagna elettorale per la presidenza della Provincia e il consiglio provinciale, dove le preferenze sono decisive, è pieno di signor Comesivuole. Non c'è nulla di diverso rispetto ai parlamentari austriaci dell'inizio del secolo scorso. Anzi, vista la dimensione limitata del territorio e della popolazione, la campagna elettorale ad personam è facilitata.
Molti candidati sono orgogliosi di essere espressione di una singola categoria economica e quindi di portare prioritariamente gli interessi di quella, oppure di una professione, quasi ne fossero i portavoce, persino di un pezzettino di territorio che vogliono rappresentare a Trento, così da riuscire magari a ottenere una strada prima di altri. Insomma, per avere i voti si promette e si risponde ai propri mondi di riferimento.
Il risultato è che il consiglio provinciale, come abbiamo già visto nella legislatura uscente e nelle precedenti, è composta da persone che nella maggior parte dei casi hanno una visione di insieme limitatissima, concentrati come sono su problemi singoli o settoriali, quelli per i quali sono stati eletti, gli unici che contano davvero per loro perché già pensano alle prossime elezioni.
Ma tanti pezzi di interessi messi insieme non fanno il bene comune, perché spesso questi interessi confliggono tra loro. Ci vorrebbero più "signor Comesideve" in consiglio provinciale, ma se gli elettori trentini (quelli che andranno a votare) preferiscono il "signor Comesivuole", perché risponde alla loro lobby o ha promesso il "piazerot", poi non provino a lamentarsi se le cose non funzionano.