Non è un Paese di riformatori
A parole, tutti vogliono le riforme. Ma dalla legge elettorale all'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, fra il dire e il fare c'è di mezzo il mare...
Il governo annuncia per gennaio il cronoprogramma di riforme e di interventi per il rilancio dell'economia da varare nei prossimi mesi, anche in vista del semestre di presidenza dell'Unione europea. Un tour de force vero e proprio, quello che viene previsto per Camera e Senato, in maniera da recepire le indicazioni espresse da tutti i partiti della maggioranza, soprattutto dopo l'insediamento di Matteo Renzi alla guida del Pd. Nel frattempo, però, sono diversi i provvedimenti di peso su cui è in corso l'esame in Parlamento. E il 2014 sembra iniziare ancora una volta con il freno a mano.
LA LEGGE ELETTORALE. Tutti considerano il superamento del porcellum come la riforma più urgente. Dopo il "concerto" tra Piero Grasso e Laura Boldrini, la riforma è passata dal Senato alla Camera, dove dovrà essere incardinata nella commissione Affari costituzionali. La presidente Boldrini ha chiesto a Francesco Paolo Sisto (Fi), che presiede la commissione, un esame spedito del testo: che però non appare all'ordine del giorno delle prime sedute convocate ad inizio d'anno.
FINANZIAMENTO PUBBLICO PARTITI. Dopo averlo annunciato al temine del Consiglio dei ministri del 13 dicembre, lo scorso 27 dicembre il Governo ha presentato il decreto legge per il taglio in Senato, dove dovrà essere assegnato alla commissione competente per l'esame, che partirà dopo la pausa estiva.
RIFORMA DELLA COSTITUZIONE. È tornato alla Camera a fine ottobre per la terza lettura il disegno di legge costituzionale che istituisce un Comitato parlamentare per le riforme costituzionali che modifichi la Carta con una procedura straordinaria, rispetto a quella ordinaria di cui all'art. 138 della Costituzione, per l'approvazione delle modifiche costituzionali. La riforma non ha al momento il sostegno di Fi, necessario a raggiungere una maggioranza parlamentare tale da scongiurare il referendum. Per questo, ci si attende che il governo presenti al Parlamento, presumibilmente in Senato, propri disegni di legge di riforma costituzionale, anche se non si sa ancora quando avverrà. In ogni caso, a prescindere dalla maggioranza che la voterà,il presidente del Consiglio Enrico Letta ha già annunciato che intende comunque chiedere il referendum per valutare il consenso popolare verso le nuove misure.