"Forza e coraggio" la vittoria di Jack
Ci vuole «Forza e coraggio» a battere il cancro, tornare in campo e vincere lo scudetto. Ma ci vuole «Forza e coraggio» anche a scrivere un libro come quello di Giacomo Sintini. Paradiso, Inferno e ritorno. Basterebbero quattro parole per descrivere la storia del palleggiatore della Trentino Volley. Nel libro, in uscita domani, Jack ha scelto però di raccontarlo tutto il suo calvario e la sua resurrezione, senza tralasciare nulla. Si è messo a nudo, raccontando non solo la sofferenza, la rabbia, la disperazione, la speranza e la gioia, ma rivelando particolari personali, intimi, e descrivendo nei dettagli le terapie e i giorni trascorsi in ospedale. «Ho pensato alla gente che sta male - spiega ora Jack -, a quelli che magari lo leggeranno e stanno soffrendo o hanno sofferto. Non potevo fare una cosa finta».
Per rispettare e aiutare chi sta male, nel libro Sintini non teme di urtare la sensibilità di chi sta bene. Perché ci vuole un po’ di «Forza e coraggio» anche nel leggere il racconto di Jack, che ai “sani” apre uno squarcio crudo quanto reale sull’esperienza di dolore che coinvolge non solo chi è colpito dal cancro ma anche chi gli sta vicino. «Quando racconto la mia esperienza - scrive - è tutto un “facciamo-speriamo-crediamo-combattiamo”: anche guarire è un gioco di squadra”. E non solo perché senza Alessia o il babbo banalmente sarei perduto, ma perché senza la forza che mi deriva dalla mia famiglia, dall’équipe che mi cura e da Dio davvero non potrei combattere».
Non è un caso se sul podio tricolore al PalaTrento Sintini ha voluto con sé la figlia Carolina. Perché è stato il pensiero di perderla a dargli «Forza e coraggio» per curarsi e guarire, perché è stata proprio “Carota”, alla vigilia di gara 5 della finale scudetto con Piacenza, a tranquillizzarlo e a spiegargli cos’è il gioco di squadra: «“Papà, perché sei preoccupato?”. “Eh, amore, papà deve giocare una partita difficile”. “Va bè, non la giochi mica da solo. C’è Bira, cè Matey, c’è Baretto, c’è Pippo, c’è Osmany... ti aiuteranno loro, no?”».
Non è un caso se la dedica del libro è per la moglie: «Ad Alessia, l’amore della mia vita, che mi è rimasta sempre accanto e mi ha dato la forza quando non ne avevo più». Proprio con il loro primo incontro, il classico colpo di fulmine in un ristorante a Perugia, inizia il racconto. E, chi non crede al destino, dovrà ripensarci dopo aver letto «Forza e coraggio». Jack, con un compagno di squadra e due calciatori, si trova a servire ai tavoli in occasione della festa della donna e Alessia, che non voleva uscire, viene trascinata a forza dalle amiche. Lui se ne innamora subito, ma lei, fidanzata, non vuole dargli il suo numero di cellulare. Uno sconosciuto, che li vede parlare assieme tutta la sera, le affida quello di Jack: «Io, prima di lasciarmi scappare un ragazzo così, ci penserei». Così lei, il giorno dopo, molla il fidanzato e invia a Jack un sms. Ed è un segno del destino anche la chiusura del libro, con Raphael che si rompe un dito in gara 4 e Sintini “costretto” a sostituirlo nella sfida finale: «Questa - disse all’epoca il palleggiatore brasiliano - è solo una cosa brutta che è successa a me perché ne potesse succedere una bella a Jack». E Jack ci crede: «Mi tornano in mente gli occhi umidi di Falini, il 9 agosto di un anno fa, e la metafora pallavolistica che ha usato per aggiutarmi a digerire l’idea prima delle alte dosi, poi dell’aiuto-trapianto: “Giacomo, siamo in vantaggio, ma è probabile che la malattia ci porti al tie-break. Ed è lì che dobbiamo vincere”». Il tie-break più importante della vita.