M5S e le espulsioni, il sassolino e la frana
L'espulsione di quattro senatori dal Movimento 5 Stelle può essere come il sassolino che, smosso dal vento, provoca la frana. M5S, finora apparentemente granitico fino all'eccesso, in realtà ha già perso parecchi pezzi nel suo primo anno di presenza in Parlamento. Ma si è trattato di espulsioni e defezioni isolate, di una o due persone alla volta, mai di più. Ora invece rischia una vera e rumorosa spaccatura, con la nascita al Senato e alla Camera di due gruppi autonomi.
L'espulsione di quattro senatori dal Movimento 5 Stelle può essere come il sassolino che, smosso dal vento, provoca la frana.
M5S, finora apparentemente granitico fino all'eccesso, in realtà ha già perso parecchi pezzi nel suo primo anno di presenza in Parlamento. Ma si è trattato di espulsioni e defezioni isolate, di una o due persone alla volta, mai di più. Ora invece rischia una vera e rumorosa spaccatura, con la nascita al Senato e alla Camera di due gruppi autonomi.
Al Senato, dopo le dimissioni annunciate dei quattro "eretici" Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino e Lorenzo Battista, e quelle solidali di altri cinque loro colleghi, il gruppo potrebbe contare anche su altri quattro ex grillini ora nel Misto (Adele Gambaro, Fabiola Anitori, Paola De Pin, Marino Mastrangeli), per un totale di tredici persone.
Alla Camera, potrebbe avvenire la ricongiunzione di una manciata di deputati (sei, ha annunciato ieri il "cittadino" parlamentare Alessio Tacconi, ma per ora sono solo due certi: lui e Ivan Catalano) tentati di lasciare M5S come i già fuoriusciti Vincenza Labriola, Alessandro Furnari e Adriano Zaccagnini. Numeri che non basterebbero per un gruppo autonomo, ma a Montecitorio proprio ieri il democratico dissidente Pippo Civati ha annunciato che potrebbe costituire il Nuovo Centrosinistra. Una bella tentazione, per i 5 Stelle in libera uscita.
Ora, si sa che la forza centripeta di uno è pari praticamente a zero, mentre più un gruppo è numeroso più la sua capacità attrattiva è forte. Funziona così a qualunque livello sociale (dai banchi di scuola in poi), è maggiormente vero sul piano politico. E le cose potrebbero mettersi maluccio, per un Grillo già assediato sul campo mediatico da un Renzi che grilleggia più di lui, battendo il cinque ai ragazzini e promettendo di "rottamare" il sistema istituzionale e delle regole dopo aver rottamato mezzo Pd. Il Parlamento, inoltre, lungi dal vedere un assottigliamento delle sigle, potrebbe conoscere una moltiplicazione delle stesse. Con quali conseguenze, resta da vedere. Qualche giornale stamattina vagheggiava di una "terza maggioranza" renziana, ma non è detto.
Potremmo invece assistere alla crescita di un embrione di centrosinistra unitario in cui potrebbe confluire anche Sel e che alle europee, molto probabilmente, testerebbe la propria forza sposando la candidatura a presidente della Commissione europea del leader greco di Syriza Alexis Tsipras (sostenuta in Italia proprio da Sel, Rc, Verdi, Idv, da giuristi come Stefano Rodotà e intellettuali europeisti del calibro di Barbara Spinelli) e le sue proposte per rinnovare profondamente l'Europa, senza darla in pasto al populismo anti euro e anti Europa, che sta alimentando le forze di destra e del quale è tentato, molto tentato, di nutrirsi anche M5S.
A margine, infine, c'è spazio per una riflessione da proporre a chi sta preparando il pacchetto della nuova legge elettorale che nelle intenzioni di Renzi-Berlusconi dovrebbe ridurre le forze parlamentari a meno di una manciata, coesa e possibilmente priva di dissensi interni: le forzature non producono necessariamente unità. Nessuno garantisce ai "padri" di questa legge che, una volta in Parlamento, non siano gli stessi partiti sopravvissuti alle mannaie di soglie di sbarramento abnormi a spaccarsi. Ne abbiamo avuto già ampia dimostrazione in questo breve scorcio di legislatura (Forza Italia, M5S, ora forse anche il Pd) e potrebbe accadere di nuovo. Perché, da qualche parte, c'è sempre un sassolino pronto a rotolare.