Supereroi della sopportazione

di Andrea Tomasi

Solidarietà a Luciano ed Emma, che non ne possono più di politica. Politica a colazione, a pranzo e a cena. Quando la famiglia riesce a riunirsi attorno ad un tavolo non si parla d'altro. Luciano è il marito di Giovanna Giugni, consigliera del Gruppo Misto in Comune a Trento, la più "rumorosa" sui banchi dell'opposizione (è lei, per intenderci, che ha sollevato la questione delle tessere A22 gratis destinate ai "Vip trentini" - ma poi Vip de ché? - al momento ancora anonimi e di cui si è occupato anche Gian Antonio Stella dalle pagine di Sette, il magazine del Corrierone).
 
Emma è la sorella di Martino, giovane militante del Movimento Cinque Stelle (chi si occupa di cronache politiche lo ha seguito pure in streaming durante le Provincialie, che hanno partorito la candidatura di Filippo Degasperi alla presidenza della Provincia), laureando in Giurisprudenza. Martino è il figlio di Giovanna. Giovanna è la moglie di Luciano e la madre di Emma. Insomma Martino ed Emma sono fratello e sorella. Capito tutto?
 
Famiglia anomala quella dei Ferrari-Giugni. L'ultima uscita pubblica di Giovanna Giugni è di pochi giorni fa. Argomento: l'anticipo dei vitalizi agli ex consiglieri regionali. Cifre astronomiche, in alcuni casi si arriva oltre il milione di euro. Ma perché se ne parla in questo blog? Perché Giugni - di professione insegnante - su Facebook ha attaccato frontalmente l'ex assessore provinciale all'istruzione Marta Dalmaso, insegnante a sua volta. "Rifiuto ogni forma di flessibilità contrattuale come docente - ha scritto - finché l'ex assessore Dalmaso (Pd) non avrà restituito i 741.280 euro di vitalizio. A noi il blocco contrattuale e la proposta innovativa, a lei i nostri soldi....BASTA!! Invito i colleghi a condividere e diffondere!".
 
Nel 2012 la Giovanna d'Arco del consiglio comunale lasciò l'Italia dei Valori, decidendo di entrare nel Gruppo Misto. Ma pare molto grillina inside. Forse solo il pentastellato ufficiale, il figlio Martino, lo sa con certezza. Di sicuro non lo si può chiedere al marito (segretario comunale a Mezzolombardo), e alla figlia (avvocato e dottoranda a Milano): supereroi della sopportazione, per i quali la politica trentina è forse peggio della criptonite.

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