Il governo "garantista" per i sottosegretari Pd indagati
Il governo non chiederà le dimissioni dei sottosegretari e viciministri indagati. Lo ha detto la ministra per i Rapporti col Parlamento rispondendo a un'interrogazione di M5S: "Il governo non chiede le dimissioni di ministri e sottosegretari sulla base di un avviso di garanzia».Ma i personaggi ingombranti ora sono tutti del Pd: che si è dimenticato di quando chiedeva le dimissioni degli indagati in giunte regionali o votava a favore dell'arresto di imputati non ancora condannati.
Duri col sottosegretario alle Infrasfrutture di Ncd Antonio Gentile, accusato ma non indagato per pressioni esercitate sull’Ora della Calabria al fine di evitare la pubblicazione di un articolo relativo al figlio indagato; garantisti con gli indagati di casa propria.
I Democratici rischiano l'ennesima brutta figura: nel mirino di M5S, dopo le dimissioni di Gentile, infatti sono finiti proprio loro, per la nomina a sottosegretaria alla Cultura della sarda Francesca Barracciu, indagata per peculato nell’ambito di un’inchiesta sull’uso illecito dei fondi destinati ai gruppi regionali. Ma, oltre a lei, in carica ci sono altri tre indagati Democratici: i sottosegretari Umberto Del Basso de Caro e Vito De Filippo (Trasporti e Salute) e il viceministro Filippo Bubbico (Interno).
Ebbene, i quattro potranno restare nel governo Renzi, almeno per ora. Lo ha detto la ministra per i Rapporti col Parlamento, Maria Elena Boschi, rispondendo all’interrogazione presentata dal Movimento 5 Stelle su Barracciu: «Il governo non chiede le dimissioni di ministri e sottosegretari sulla base di un avviso di garanzia». E questo perché la Costituzione «contempla il principio fondamentale della presunzione di innocenza; l’avviso di garanzia è un atto dovuto a tutela dell’indagato e non una anticipazione della condanna». Dunque, ha specificato Boschi, il governo valuterà solo all’esito dell’inchiesta se chiederne le dimissioni.
In passato però il Pd non ha sempre agito così, anzi: moltissimi sono i casi di indagini, che hanno riguardato assessori di giunte di centrodestra, in cui il partito democratico ha chiesto repentinamente le dimissioni ad avviso di garanzia appena emesso. E addirittura ha votato a favore dell'arresto di chi era stato rinviato a giudizio, ma non ancora processato, come il sottosegretario di Fi, Nicola Cosentino (ed era il 2012, non un secolo fa). Senza dimenticare le prese di posizione contro il più ingombrante degli indagati e imputati, Silvio Berlusconi.
Ragion per cui, ora, M5S avrà un'altra freccia al proprio arco. Con la punta avvelenata: e all'interno del Pd, per ora inascoltate, si levano già le prime grida di dolore.