Bambini a tavola: momento strategico di dialogo

Anche tramite mail ricevo commenti di genitori che seguono certi ragionamenti fatti su questo blog e su altri mezzi di comunicazione (dinopedrotti@libero.it). Sull’ultimo numero di UCT-Uomo Città Territorio ho scritto un articolo sull’alimentazione dei bambini. Il messaggio centrale che è arrivato a Mariano e anche a Lisa è che “il cibo non è solo alimento, ma occasione di dialogo”. Entrambi mi invitano a insistere sul tema

Dino Pedrotti

Anche tramite mail ricevo commenti di genitori che seguono certi ragionamenti fatti su questo blog e su altri mezzi di comunicazione (dinopedrotti@libero.it). Sull’ultimo numero di UCT-Uomo Città Territorio ho scritto un articolo sull’alimentazione dei bambini. Il messaggio centrale che è arrivato a Mariano e anche a Lisa è che “il cibo non è solo alimento, ma occasione di dialogo”. Entrambi mi invitano a insistere sul tema.

 

I genitori possono educare in figlio soprattutto in “momenti strategici” come quello del pasto, del gioco, della gita in auto (soprattutto quando poi si va a piedi). Dialogare in queste occasioni è spontaneo: basta però rispettare certe regole che devono essere ben studiate (Bambini sani e felici pag. 109 e 131). Solo tramite il dialogo il bambino arriva a riconoscere che i genitori lo ascoltano, che non lo imbrogliano, che sono seri e autorevoli tanto da meritarsi la sua fiducia. Solo così lui inserirà nella memoria del suo cervello degli schemi mentali che lo faranno crescere sano, felice, responsabile.

 

È fin troppo facile viziare nostro figlio con i messaggi proposti dal consumismo. Si deve mangiare senza fare raccomandazioni (pag. 57), con TV spenta, senza proporre i cibi pubblicizzati, dalle acque in bottiglia (pag. 48) ai dolciumi che purtroppo sono sempre più diffusi, con rischi concreti di obesità e diabete (pag. 47-55).

 

Il libro Bambini sani e felici (on-line su www.neonatologiatrentina.it) propone in ogni pagina tre scelte. È facile passare dalla prima (autoritarismo) alla seconda (permissivismo); è molto difficile seguire la terza scelta (dialogo, responsabilità), ma solo questa è razionale. Le conseguenze di un’educazione sbagliata ricadono non solo su di noi (troppi genitori si sentono falliti a “fine carriera”), ma anche e soprattutto sulla collettività.

 

Solo dopo aver fatto questo difficile passo in salita, la vita ci sarà poi molto semplificata: alla base della vita in famiglia dobbiamo saper porre il diritto dei bambini ad avere genitori responsabili (come alla base della vita in società dovremmo porre il diritto dei bambini ad avere politici responsabili: ma questo è un discorso ancora più serio…).

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