Certificazioni, loghi e marchi del pellet: proviamo a capirne di più
I loghi e i marchi di qualità dei prodotti hanno lo scopo di informare il consumatore sulle caratteristiche di un prodotto o processo. Anche nel caso del pellet, la qualità è associata a loghi che definiscono le sue caratteristiche fisico-chimiche e meccaniche. Normalmente, le sigle (es. N. di registrazione) possono essere verificati sui siti internet dei gestori del marchio per la loro rintracciabilità e per ottenere maggiori informazioni sui prodotti. Nell’ottica del consumatore di pellet, ho fatto un giro di vari punti vendita in Trentino agli inizi di agosto e ho osservato i tipi di loghi presenti sui sacchi di pellet in commercio.
PRIMO CASO
In un caso ho trovato un sacco (15 kg) di pellet misto di abete e faggio con un logo FSC (Forest Stewarship Council), il sistema internazionale che definisce gli standard della gestione forestale sostenibile. Sotto al logo c’è un numero di rintracciabilità: C 104604. Nel database del sito internet www.fsc.org ho ricercato per meglio capire che cosa significa questo codice. Tale numero identifica una foresta in Bosnia e Erzegovina che tra i propri prodotti include anche il pellet. Il certificato è rilasciato alla Società «Legno Service d.o.o» di Bihać da SGS, società internazionale di certificazione di prodotti e servizi. Non è un produttore di pellet, ma un commerciante (brokers/traders). Il certificato è stato rilasciato nel 2011 ed è valido sino al 2016 ed inoltre è presente una persona di contatto. Il pellet è costituito da legno di abete e di faggio. Sul sacco c’è una tabella con la lista di vari parametri e le relative norme con cui sono stati determinati. È positivo che il pellet derivi da una foresta gestita in forma sostenibile, ma questo vuol anche dire che la qualità del pellet è buona? Chi ha fatto le analisi? Un laboratorio accreditato e indipendente o la stessa azienda che produce il pellet? Chiunque può scrivere e stampare su un sacco una tabella con i parametri, le norme di riferimento e i valori che meglio ritiene, basandosi su tabelle presenti in rete o direttamente riprendendoli dal manuale «EN plus» la tabella pubblicata a pagina 11 della sua versione inglese. Il contenuto di ceneri è molto basso (0,67%, sarebbe un «EN Plus» classe A1) e il potere calorifico è alto. Questo si aspetta proprio il consumatore. Se si confronta poi gli altri parametri della tabella con quelli della norma europea tutto sembra in linea con le migliori caratteristiche. È anche possibile che lo sia, ma chi lo può garantire in modo certo e indipendente? Così come si presenta al consumatore, quel sacco di pellet fornisce solo un’auto-dichiarazione che non dà alcuna garanzia sulla sua qualità.
SECONDO CASO
Ho ricercato maggiori informazioni su un’altro sacco di pellet di un’azienda tedesca che riporta anche il logo «EN plus». Sul sacco di pellet sono riportati i contatti telefonici e il sito web dell’azienda per avere maggiori informazioni sui prodotti e sulle certificazioni che effettivamente ritrovo. Il codice della certificazione «EN plus» è DE-013. Ricerco sul sito web per controllare e trovo che il codice corrisponde alla ditta riportata sul sacco. Non trovo alcuna maggiore informazione sui parametri analizzati e i risultati delle analisi. Sul retro del sacco si può leggere: «testato da istituti di controllo indipendenti secondo la DIN plus 51731, ÖNORM M 7135 e EN 14961-2 A1 6 mm». Sul sacco ci sono due infatti altri due loghi, il logo DIN plus (norma tedesca) e il logo ÖNORM M 7135 (norma austriaca). Perché ci sono anche i due loghi nazionali, quello tedesco e quello austriaco? Sotto entrambi questi loghi ci sono i corrispettivi numeri di registrazione. Con essi ho cercato di fare dei controlli sulla loro validità. Per il logo DIN tedesco è responsabile l’Ente di certificazione tedesco DIN CERTO e sul loro sito web si possono controllare la validità dei certificati rilasciati. Ho fatto un controllo e il codice riportato sul sacco è associato ad un prodotto che non è più certificato (entfällt). Ho fatto anche una verifica sul sito della validità del logo austriaco www.austrian-standards.at e ho chiamato l’ufficio responsabile in Austria per avere maggiori e puntuali chiarimenti in merito. La norma austriaca ÖNORM M 7135 non è più valida dal 15 febbraio 2013, è stata sostituita dalla ÖNORM C 4006:2013 02 15. Il logo quindi non è più valido. Esiste, mi riferisce la referente austriaca dell’ente di normazione austriaco con cui ho parlato, un periodo di transizione per i prodotti che sono stati messi in sacchi pre-stampati con il vecchio logo. Sulla durata del periodo di transizione però le informazioni sono state assai vaghe. La norma è entrata in vigore a febbraio 2013 e ad agosto 2014 ci sono in circolazione ancora sacchi con i «vecchi» loghi? Dal database dell’Ente di normazione austriaco il produttore di pellet tedesco è certificato per la produzione di briquettes di legno per usi non industriali (Holzbriketts) secondo la nuova norma, ma non mi risulta per il pellet. Perché sono stati riportati questi loghi sul sacco di pellet? La norma europea annulla, o dovrebbe annullare, la validità dei marchi nazionali?
CERTIFICAZIONE SECONDO LA NORMA EUROPEA SENZA LOGO «EN Plus»
Leggo sul database dell’ente di certificazione tedesco DIN CERTO che una ditta italiana (Toscana) produttrice di pellet ha ottenuto la certificazione dall’ente tedesco (scadenza 2018) secondo la norma europea, ma senza riportare sul prodotto pellet il logo EN Plus. L’azienda stessa riporta sul proprio sito internet, accanto alla marca di pellet, l’informazione che è «Certificato DIN Plus». Il titolare dell’azienda mi conferma che loro pagano all’ente di certificazione tedesco una quota annua per i controlli e per l’uso del marchio. La domanda è: i marchi nazionali sono quindi ancora validi? Provo a riassumere alcuni aspetti normativi che riguardano il settore del pellet in Europa e in Italia.
LA NORMA DI RIFERIMENTO
Dal 3 luglio 2014 è la UNI EN ISO 17225-2:2014 la norma in vigore a cui far riferimento. http://store.uni.com/magento-1.4.0.1/index.php/uni-en-iso-17225-2-2014.html
Si tratta di una norma volontaria a cui le aziende quindi possono aderire, ma non sono obbligate.
La norma europea fino all’ora di riferimento era la EN 14961-2:2011
http://store.uni.com/magento-1.4.0.1/index.php/uni-en-14961-2-2011.html
ACCESSO AGLI INCENTIVI E RISPETTO DELLA NORMA
In attuazione della direttiva 2009/28/CE il decreto legislativo n. 28/2011 (Promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili) ha introdotto una novità importante nel settore delle biomasse combustibili: «Per le biomasse utilizzate in forma di pellet […] ai fini dell'accesso agli incentivi statali, [...], è richiesta la conformità alle classi di qualità A1 e A2 indicate nelle norme UNI EN 14961-2 per il pellet […].».
Quindi è la norma a cui far riferimento e non ai sistemi di certificazione.
La norma definisce i valori tipici per tre classi di qualità di pellet (A1, A2 e B). La classe A1 e la classe A2 identificano il pellet derivante da legna vergine o da residui legnosi non trattati chimicamente. Queste ultime differiscono tra loro principalmente per il contenuto di cenere, mentre la classe B consentirebbe anche l'utilizzo di residui legnosi trattati chimicamente.
CHI RILASCIA LE CERTIFICAZIONI
La certificazione ha l'obiettivo assai ambizioso di controllare l'intero «sistema», dalla produzione/ricezione della materia prima, allo stoccaggio del combustibile, fino alla consegna del pellet al consumatore finale.
Gli Enti accreditati di certificazione, italiani ma anche stranieri, possono – nel rispetto delle procedure e dei requisiti richiesti per le analisi di laboratorio – attestare la qualità di un prodotto e/o un processo per la quale rilasciano un attestato di conformità alla norma o certificazione.
Quindi un azienda può rivolgersi ad un Ente e chiedere di sottoporre a verifica di conformità la propria produzione di pellet secondo una norma definita.
Quindi per il caso Italia, per accedere agli incentivi del «Conto termico» è necessario il rispetto – con procedure di parte terza - della norma UNI EN ISO 17225-2:2014 e non di altro.
DALLA NORMA AL MARCHIO
Le norme possono essere però «privatizzare» introducendo un marchio di riconoscimento e una struttura di gestione dello stesso. Una di queste forme di privatizzazione della norma pubblica è la certificazione secondo lo schema «EN plus» www.pelletcouncil.eu .
Il gestore del marchio che rilascia la licenza d’uso «ENplus» è l’European Pellet Council (EPC), organizzazione di lobby (portatore d’interessi) del settore pellet europeo con sede a Bruxelles che associa 19 organizzazioni e/o associazioni europee del pellet e l’associazione del pellet del Canada.
Vi sono anche 5 membri osservatori: Il club giapponese del pellet, tre organizzazioni del pellet degli Stati Uniti e l’associazione dei produttori e traders europei del pellet industriale (EIPS).
Il Presidente dell’European Pellet Council è il Dr. C. Rakos che è anche Presidente dell’Associazione del pellet austriaca www.propellets.at che raggruppa le aziende austriache di produzione di pellet, i distributori di pellet, i costruttori di caldaie e stufe a pellet, i produttori di tecnologie per la produzione di pellet, istituti di ricerca e professionisti/consulenti del settore pellet.
A livello di stato membro il marchio e le procedure sono gestite delle associazioni nazionali.
In Italia la licenza per la gestione del marchio è AIEL, Associazione Italiana per le Energie Agroforestali e l’ente di certificazione accreditato è ENAMA, Ente nazionale per la meccanizzazione agricola.
Maggiori informazioni: www.enplus-pellets.it
I gestori del sistema EN Plus sono organizzazioni che fanno gli interessi legittimi dei produttori di pellet e della filiera.
Le categorie che sono sottoposte a certificazione sono:
1. i produttori di pellet (11) – numero identificativo da 001 a 299
2. i distributori (11) numero identificativo da 300 a 999
3. le autobotti (7)
Un produttore e un distributore può certificare più marchi.
CODICE DI RICONOSCIMENTO
Il numero di identificazione ENplus che è sotto il marchio è un numero assegnato a uno specifico produttore o rivenditore certificato di pellet, lo identifica in modo univoco.
È composto da 5 cifre: le prime due indicano il paese di provenienza, mentre le ultime tre servono a distinguere i produttori (001-299) dai commercianti (301 - 999).
Il manuale che disciplina il sistema di certificazione ENplus riporta il seguente passaggio: «Se il pellet certificato ENplus viene maneggiato anche da una sola azienda non certificata, questo non può continuare ad essere venduto come pellet certificato».
EMISSIONI DI CARBONIO
Sempre nello stesso manuale si riporta quanto segue: «Nell’ottica internazionale di riduzione delle emissioni dei gas serra in atmosfera, i produttori di pellet devono dichiarare la quantità di CO2-equivalente emessa per ogni tonnellata di pellet prodotto (carbon footprint). A tal fine si raccomanda l’utilizzo dei valori di default pubblicati da EPC. La verifica ispettiva annuale comprenderà, tuttavia, una verifica delle emissioni di CO2-equivalente per tonnellata di pellet prodotto: il risultato di tale controllo verrà riportato nel rapporto di conformità. L’EPC/Associazione Nazionale provvederà poi a realizzare una pubblicazione contenente i dati integrati dei vari produttori».
Questo documento non l’ho trovato pubblicato in rete.
«Dal 2012»- è scritto poi nei documenti EN Plus - «deve indicare la quantità di emissioni di CO2 per tonnellata di pellet prodotta». Sul sacco di pellet marchiato «EN Plus» che ho trovato in commercio tale informazione non era disponibile e nemmeno sul sito dell’azienda produttrice.
PRIME CONCLUSIONI
Nei vari punti vendita in cui sono stato ho chiesto ai commessi responsabili del reparto informazioni sul prodotto e sulla qualità in riferimento specifico ai loghi riportati. Non ho mai avuto la fortuna di ottenere informazioni esaurienti. La risposta più ricorrente alla mia insistente richiesta: «Sono tutti pellet certificati».
Il consumatore di pellet si trova di fronte a molti loghi e marchi che cambiano di anno in anno. Il risultato è che si fa sempre più difficile e complesso poter eseguire una verifica sulla loro validità e sul loro reale significato.
I loghi che dovrebbero aiutare il consumatore a scegliere, sono invece fonte di confusione e allora la battaglia la si conduce su prezzi a scapito della qualità.
Il pellet con il marchio «EN Plus»: singolo sacco: 5,19 €/sacco, un bancale, 66 sacchi €/4,49 €/sacco.
Il pellet senza marchio «EN Plus» ABETE E FAGGIO: singolo sacco: 3,99 €/sacco, un bancale, 70 sacchi €/3,49 €/sacco.
Il pellet senza marchio «EN Plus», solo ABETE: singolo sacco: 4,89 €/sacco, un bancale, 70 sacchi €/3,49 €/sacco.