Il mondiale azzurro

È calato da qualche giorno il sipario sul mondiale femminile che si è svolto in diverse città italiane e che è culminato con le finali a Milano. Come voi tutti saprete, le nostre azzurre hanno chiuso al quarto posto finale, arrendendosi solo alla Cina in semifinale a al forte Brasile nella finale per il terzo e quarto posto. Nonostante la comprensibile delusione finale, il bilancio complessivo della manifestazione è assolutamente positivo e soprattutto incredibile è stata l’attenzione che i media nazionali hanno riservato a questa squadra, a questo gruppo

di Andrea Coali

È calato da qualche giorno il sipario sul mondiale femminile che si è svolto in diverse città italiane e che è culminato con le finali a Milano. Come voi tutti saprete, le nostre azzurre hanno chiuso al quarto posto finale, arrendendosi solo alla Cina in semifinale a al forte Brasile nella finale per il terzo e quarto posto. Nonostante la comprensibile delusione finale, il bilancio complessivo della manifestazione è assolutamente positivo e soprattutto incredibile è stata l’attenzione che i media nazionali hanno riservato a questa squadra, a questo gruppo.

 

La simpatia che le azzurre sono riuscite a suscitare nel popolo italiano è veramente sorprendente se si pensa alla comunque poca notorietà mediatica di cui godevano le protagoniste della rassegna iridata. Ci ho pensato un po’ e forse la spiegazione sta nel giusto mix tra volti più noti, come la Lo Bianco e la Piccinini, e le nuove promesse, come la Diouf o la Chirichella, che ha creato un gruppo affiatato e soprattutto con tanta energia che ha fatto innamorare il pubblico italiano.

 

Eh sì, perché la sensazione che si poteva percepire guardando una qualsiasi partita di questo mondiale era quella di una vera e propria squadra, pronta a sostenersi e ad aiutarsi sempre e comunque e in qualsiasi situazione: i telecronisti di Rai Sport l’hanno definita la nazionale delle quattordici titolari, perché tutte le ragazze a disposizione di coach Bonitta potevano tranquillamente essere schierate nello starting-six senza penalizzare il rendimento finale. È questo il concetto di squadra, di gruppo: chiunque scenda in campo dà il 110% e si inserisce perfettamente in quello che è il meccanismo di gioco. Non importa insomma la pedina in sé, il suo valore individuale, quanto la sua capacità di inserirsi all’interno dell’ingranaggio creato dal mister. E per far sì che questo accada serve anche un fortissimo affiatamento inter-gruppo, non solo in mezzo al campo.

 

Insomma.. È stato veramente un piacere guardare le partite di questa nazionale, capace di trasmettere una grinta e uno spirito di gruppo davvero invidiabili. Sono stato poi molto sorpreso nel vedere la risonanza mediatica: semifinali e finali in prima serata su Rai 2 e persino un giornale sportivo calciocentrico come Studio Sport ha dedicato un servizio e una (tristissima) intervista a Valentina Diouf, che vi invito a guardare per farvi due risate sul livello di preparazione pallavolistica di alcuni giornalisti sportivi. Parentesi dell’intervista a parte, gli ampi spazi dedicati al mondiale dati dai media nazionali e l’incredibile risposta di pubblico soprattutto nella due giorni milanese dimostrano quanto la pallavolo sia uno sport seguito e amato dagli italiani. E se oggi è amato un po’ di più, è anche grazie alla fantastica prova che le ragazze di Bonitta ci hanno offerto.

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