Un Paese ostaggio della burocrazia
Qualche giorno fa in Cina hanno inaugurato un grattacielo di cinquantasette piani, 180mila metri quadrati, completamente sostenibile, ad alta efficienza energetica e antisismico. Sapete quanto ci hanno impiegato a costruirlo? Diciannove giorni. In Italia ci vogliono diciannove giorni solo per prendere appuntamento col tecnico del comune che deve faxare al collega che deve mandare una mail al geometra che deve ricevere la conferma dal responsabile che deve telefonare al capufficio che deve dirti, in base alle normative antinfortunistiche che sono cambiate proprio stanotte, quale deve essere lo spessore dei battiscopa. L'Italia è ostaggio di burocrati che fanno più danni della peronospora. Gente senza ambizione che al posto del cordone ombelicale è nata con un cavillo burocratico. Cavillo purtroppo mai reciso.
Ci sono uffici pubblici col triplo dei dipendenti che servirebbero, che non sanno come passare il tempo in attesa del ventisette. «Direttore, le cialde le ho cambiate, cosa faccio adesso?» «Boh, inventati qualche legge». E così, giorno dopo giorno, il piano s'è inclinato verso il basso e noi ci siamo rotolati sopra fino a non capire più niente, fino a rassegnarci a burocrati incapaci e senza fantasia. Il risultato è che ogni mese c'è qualche attività che chiude i battenti, e l'economia si affossa. Perché l'economia italiana non è delle grandi industrie che ormai sono tutte all'estero, ma dei piccoli imprenditori e artigiani: il fruttivendolo, il meccanico, il negoziante. In Italia per aprire un ristorante ci vogliono tre anni di carte e permessi, e mentre noi ci perdiamo in timbri e marche da bollo i cinesi ne aprono dieci di ristoranti.
Ecco perché siamo destinati all'estinzione economica. Ecco perché i grandi imprenditori dell'Est vengono e si comprano il Milan e l'Inter. Seppure, fonti autorevoli sostengano che la vendita del Milan è in realtà una manovra strategica del Fondo Monetario Internazionale per arginare il boom economico della Thailandia e ridurne drasticamente il Pil già dal prossimo campionato.
L'Italia non può competere con l'Austria, figuriamoci la Cina. Come si può competere con gente che lavora trecento ore al mese, e solo di straordinario? La Cina realizza il 7% del Pil mondiale contro il 21% della popolazione, sapete cosa significa? Che non produce niente perché le materie che esporta sono le stesse che importa. I più grandi marchi mondiali vanno a produrre in Cina perché costa meno, spediscono i pezzi e loro li assemblano. In ultima analisi, non possiamo neanche lamentarci dell'invasione cinese perché siamo noi i cinesi di noi stessi.