Visita all'Expo, un giorno in coda

Visita all'Expo, un giorno in coda

di Lucio Gardin

L'altro giorno sono stato all'Expo a Milano. Che cosa ho visto? Code. Un mucchio di code. Code a destra e a sinistra. Code lunghe, code corte. Tutti pensavano; più lunga è la coda più interessante dev'essere il padiglione, e quindi si mettevano in coda. C'era gente che faceva la coda anche per mettersi in coda. Nel padiglione del Trentino c'era anche la coda dell'orso. Abbiamo passato così tanto tempo in coda che a un certo punto sceglievamo i padiglioni da visitare in base alla coda: se c'era bella gente ci mettevamo in coda. Si chiacchierava con quelli davanti, si faceva amicizia con quelli dietro e poi via a visitare un'altra coda. Mi spostavo da una coda all'altra come un veterano, elargendo consigli su cosa si può fare quando si è in coda. A mezzogiorno ho mangiato code alla vaccinara e di secondo code di rospo. Prima di uscire abbiamo visto una coda lunghissima, dopo tre ore in piedi finalmente siamo entrati nel padiglione. Erano i bagni.

D'altra parte niente di nuovo, perché sin da piccoli impariamo a fare code. Passiamo la vita in coda, a meno che non hai i soldi. Perché gli unici che non fanno code sono i ricchi. Avete mai visto qualche ricco far coda? Avete mai visto code in gioielleria? O al Ritz? No, le code sono nelle stazioni degli autobus e alle poste. Noi poveri passiamo la vita a fare code. Per noi la coda è una competizione. Significa poter essere primo in qualcosa. Per questo motivo quando uno salta la fila, lo prendiamo come un affronto. Di solito il furbo si colloca a mezzo metro dalla coda e con la faccia da gnorri inizia a fare movimenti impercettibili lasciandosi assorbire dalla massa? Fino a che una ragazza salta su come un cobra - sono sempre le donne che si arrabbiano quando vedono qualcosa che non va, coscienti del fatto che se va a finire a botte c'è lì il marito che se le becca per lei - e dice «Ehi furbo, non saltare la fila.. Giorgio, digli che sta saltando la fila!». Quando invece la donna è sola, anziché incolpare il furbo direttamente, inizia dei rimproveri impersonali: «Ecco come fanno qui.. non la smettono di saltare la fila!», cercando la solidarietà delle altre persone in coda. Il suo scopo è chiaro: torturare psicologicamente il malvivente fino a farlo capitolare «Ok, lo ammetto, va bene? non ne posso più, sì, sono io quello che ha saltato la coda, adesso ritorno indietro!». Ma il truffatore non lo farà mai, anche perché nel frattempo è già entrato nel padiglione e, da dentro, osserva la tipa discutere animatamente in coda e commenta con le persone a fianco «tzè la solita che vuole fare la furba».

www.luciogardin.it

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