Curry promosso, Davis bocciato
Curry promosso, Davis bocciato
I nostri pensierini e le nostre «pagelline» di fine/inizio anno tra una partita e l’altra dello spettacolo più bello del mondo (l’Nba, ovviamente).
Giocatore dell’anno: Stephen Curry. Stephen è il vincitore dell’ultimo campionato con i Golden State Warriors, l’Mvp della passata stagione e a meno di terremoti anche di quella in corso. Curry è con LeBron James - più di LeBron, in questo momento - l’immagine della Lega: non c’è Durant che tenga, e neppure Harden o Westbrook o chi volete voi.
Squadra dell’anno: Golden State Warriors. Ovviamente i Warriors. Non è detto che rivinceranno il titolo ma le premesse sono ottime: 29 vittorie in 30 partite non le aveva mai ottenute nessuno, neppure i Chicago Bulls del clamoroso 72-10 dell’«era Jordan» (1995-96). I Warriors hanno ridefinito l’idea del gioco di squadra e quando si schierano col quintetto «piccolo» fanno sfracelli. Sono i più forti, i più divertenti, i più versatili. La squadra migliore dopo Golden State è San Antonio, ma gli Spurs sono dalla stessa parte del «tabellone» (ad Ovest), così lo scontro Warriors-Spurs lo avremo «al massimo» nella finale di conference. E sarà una sfida straordinaria, dall’esito non così scontato, specie se Kawhi Leonard riuscirà a mettere la museruola a Curry come ha fatto con LeBron nelle battute decisive della finale 2014.
Sorpresa dell’anno: Kristaps Porzingis. Il lettone, quarta scelta assoluta dell’ultimo Draft, è andato oltre le più rosee aspettative. Forse neppure Phil Jackson che l’ha scelto per New York sperava tanto. Invece Porzingis si sta battendo con Karl-Anthony Towns (Minnesota, prima scelta assoluta) per il titolo di Rookie dell’anno. Nessun altro può inserirsi nella lotta: non D’Angelo Russell che gli sconclusionati Lakers fanno giocare troppo poco (e che quasi mai parte in quintetto). Non Okafor, che sconta il «peccato» di essere finito nella peggiore squadra della lega (Philadelphia). Non Mudiay, che a Denver tra un infortunio e l’altro sta facendo pochino. Porzingis becca rimbalzi, rifila stoppate e ha cominciato a segnare da tre che è un piacere. Il tutto dall’alto dei suoi 2 metri e 21. Allegria.
Delusione dell’anno: Anthony Davis. Calma, però: meglio definirla la «delusione dei primi due mesi di campionato», ché la stagione scorsa Davis ha fatto benissimo, portando New Orleans ai playoff. Ed è proprio in virtù di quelle prestazioni che ci sentiamo di bacchettare il Monociglio, versione odierna. New Orleans ha vinto finora poco più del 30% delle partite (10 su 31), mentre l’anno scorso aveva chiuso sopra il 50%. Davis ha sempre buonissimi numeri (23,5 punti, 10,9 rimbalzi e 2,7 stoppate) ma non si è dimostrato il leader che tutti attendevano. Ha davanti però una cinquantina di partite per raddrizzare la baracca. Il talento c’è tutto: può farcela.