La capriola piumata di Frau Bottamedi
La capriola piumata di Frau Bottamedi
Di conversioni, più o meno rapide, è zeppa la storia, a cominciare da quella che rimane forse la più famosa, quella di Saulo di Tarso, «fulminato», appunto, sulla proverbiale via di Damasco.
In politica, poi, ci siamo abituati, e negli ultimi anni ne abbiamo viste, letteralmente, di tutti i colori.
Il Trentino non fa eccezione, e una delle ultime arrivate nel peraltro numeroso club dei voltagabbana (politicamente intesi, ovviamente) è l’ineffabile consigliera provinciale Manuela Bottamedi, prima grillina, poi pattina, ora aspirante eroina pantirolese tout court.
Ora, l’arco portante della nuova stagione politica bottamediana sembra essere proprio l’identità tirolese: un solo popolo da Borghetto a Kufstein, come ha giustamente osservato Zenone Sovilla analizzando il profilo Facebook della consigliera (ma forse dovremmo chiamarla Landtagsabgeordnete).
È tutto un inno alla Heimat perduta, all’orgoglio trentino tirolese sciaguratamente smarrito, agli Schützen, «nostri avi bersaglieri, protettori del nostro territorio tirolese, da Borghetto e Riva a Kufstein».
Per non parlare delle «sane letture pasquali»: gli immancabili testi «La tradizione degli Schützen del Tirolo di ingua italiana» e l’Inno al Tirolo di don Livio Rosa.
Per poi spiegare che «prima il fascismo e poi la Democrazia Cristiana e la sinistra hanno voluto cancellare e manipolare la nostra storia, le nostre radici, la nostra identità. Ma c’è qualcuno che ha ristabilito la verità storica e recuperato tutto attraverso un faticoso e immenso lavoro storiografico e culturale: gli Schützen. Sbagliato ridicolizzarli e squalificarli a macchiette folkloristiche. Giusto invece definirli custodi e testimoni della nostra identità tirolese. Che non è una bestemmia e non è nostalgia. Siamo noi».
Come cambiano le cose... Già, perché appena due anni fa a bollare i cappelli piumati come macchiette folcloristiche era proprio lei, Frau Bottamedi.
I lettori dell’Adige sono sempre molto attenti e fanno pochi sconti. E allora ringraziamo Stefano di Trento per la segnalazione.
Si tratta di una interrogazione, firmata proprio da Manuela Bottamedi e dall’allora compagno di partito Filippo Degasperi, sull’utilizzo, da parte degli Schützen, della famigerata carabina Mauser 98K, «uno dei simboli dell’oppressione in Europa». Scriveva la nostra: «Risulta oggi imbarazzante vedere associazioni folkloristiche finanziate dai contribuenti ostentare con piglio militaresco uno strumento utilizzato anche contro gli italiani e contro i trentini».
Liquidando i cappelli piumati come «figuranti con costumi risalenti al XIX, che si ergono oggi ad interpreti della storia patria».
Vabbé, più che un cambio di partito, questo è proprio un cambio radicale di «Weltanschauung». Del resto, se Parigi valeva una messa, Trento può valere un cappello, purché piumato.
Schützen Heil!
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