Tagli ai vitalizi: 10mila firme nel cestino
Tagli ai vitalizi: 10mila firme nel cestino
Il Consiglio Regionale, che nella classifica delle istituzioni indispensabili si trova un gradino sotto il circolo femminile amiche della prostata, è un’allegra combriccola che s’incontra a giorni prestabiliti per parlare del meno e del meno (perché non c’è più niente da dire).
Un po’ come accade nei circoli Lions e Rotary, solo che questi ultimi hanno una maggior valenza sociale e in più, i soldi ce li mettono i partecipanti autotassandosi, in Consiglio i soldi ce li mettono tutti tranne quelli che partecipano.
Qualche giorno fa una delegazione delle Acli si è recata nella sede del Consiglio Regionale per consegnare diecimila firme per una proposta di legge popolare che riduca i costi della politica. Appena arrivata, la delegazione ha trovato a riceverla i nuclei rivoluzionari di avanguardia proletaria per la difesa dei vitalizi «Come se non ci fosse un domani» capitanati da due consiglieri del Patt che hanno preso le firme, le hanno guardate una a una, e hanno rifiutato la petizione dicendo «noi abbiamo l’autografo di Bruno Dorigatti che vale di più».
Anche quelli dell’Svp hanno rifiutato la petizione e attraverso la loro portavoce, una massaia di S.Candido che sostiene la superiorità genetica dei gerani da balcone, hanno replicato con teutonica durezza: «I costi della politica non si discutono perché così facendo si metterebbe in discussione la dignità dei politici».
Si sono messi a ridere anche quelli che non capiscono il tedesco. Gerani compresi. Alessio Manica (Pd) appena vista la delegazione ha tentato la fuga dalla porta di servizio fingendosi un lavavetri rumeno, ma è stato fermato nel campo profughi di Marco e costretto a tornare.
Prudente come sempre, Manica ha dichiarato che il Pd è assolutamente d’accordo a ridurre i costi della politica; ma solo dopo le provinciali del 2018, e solo se lui sarà rieletto. In attesa, ha chiesto un risarcimento di 15mila euro come rimborso spese per il tempo impiegato a cestinare le diecimila firme.
Passamani (Upt), fervido sostenitore del dialogo con le minoranze purché dicano quello che vuole la maggioranza, ha espresso una dotta confutazione del precetto «prevenire è meglio che curare» sostenendo che «Se non ci sbrighiamo a dare il voto agli immigrati alle prossime non ci vota nessuno».
Kaswalder (ex Patt) gli ha detto sottovoce che a breve ne arriveranno altri 500, e lui si è tranquillizzato. Per farla breve, alla fine della giornata le diecimila firme sono finite nel cestino. Ma nonostante tutto, nella rude corazza dei consiglieri, si è aperta una breccia. Hanno capito che non possono fare politica chiusi nelle proprie stanze, e hanno proposto ai cittadini di avvicinarsi a loro. Per fare questo, chiederanno al direttore del carcere di Spini di estendere l’orario delle visite.