Ci vorrebbero i genitori di una volta

Ci vorrebbero i genitori di una volta

di Lucio Gardin

Stiamo lentamente sprofondando nel vortice del politicamente corretto. Il termine «politicamente corretto» è uno di quei concetti di gran moda in questi ultimi anni, insieme a «trasversale» e «apericena»; un po' come lo era «rucola» negli anni '90, ma è molto più pericoloso. Tra l'altro, il creativo accostamento delle parole «politica» e «correttezza» è usato come esempio dallo Zingarelli alla voce ossimoro. A ogni modo, in virtù del «politicamente corretto» poco tempo fa una giudice milanese ha stabilito che un clandestino non si può chiamare clandestino «perché veicola un'idea negativa».

Tra un po' chiameremo i delinquenti «diversamente onesti», per non offenderli. Basta anteporre la parola «diversamente», e la forma si trasforma, con buona pace della sostanza. Così per non offendere i calvi li chiameremo «diversamente pettinati», i gay saranno «diversamente eterosessuali» e gli stitici «diversamente cagoni». L'importante è non essere chiari, perché a parlare chiaro si rischia di farsi troppi nemici. Il politicamente corretto ha colpito anche l'istruzione. Ci sono presidi che hanno deciso di non fare il presepe in rispetto delle minoranze, che è come se a casa loro non mangiassero carne in rispetto della figlia che è vegana. Per non urtare la sensibilità di genitori incapaci, alcuni insegnanti hanno dovuto abbassare i parametri che definiscono il «patologico».

Quindi, un ragazzo maleducato e violento ora è affetto da «sindrome compulsiva», in altre parole non è colpa sua (e tantomeno dei genitori) se si comporta come un animale. La timidezza è diventata patologica, l'irrequietezza oggi si chiama «deficit di attenzione»... Per la gioia dei colossi farmaceutici che spendono in pubblicità il doppio di quanto investono in ricerca. Mi chiedo, dove siano finiti i genitori di una volta? Quelli che se tornavi a casa con un brutto voto, picchiavano te, non l'insegnante. Ho nostalgia delle mamme di un tempo. Le mamme-enciclopedia, che t'insegnavano le regole e avevano una risposta per ogni domanda. Ed era sempre la stessa: «Perché di sì!».

Mamma perché c'è stata la prima guerra mondiale? «Perché di sì!», mamma perché fa male la cioccolata? «Perché di sì!», mamma quanto fa 45 diviso 6? «Perché di sì!». Eravamo certamente molto più ignoranti, ma almeno si era diversamente irresponsabili.

www.luciogardin.it

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