Elezioni, le sconfitte mascherate da vittorie
I grillini hanno perso? Chi lo dice è fuori. Allora i grillini non sono andati avanti? Sbagliato, anche in questo caso chi lo dice è fuori. Ma che cosa hanno fatto i grillini alle recenti elezioni amministrative? Hanno vinto.
Giudizio inappellabile, dal momento che Beppe Grillo lo scrive sul suo blog. Suo o di altri, insomma, ad ogni modo è lui che parla e irride gli avversari: gongolate, gongolate, ma vi illudete.
Le sue parole fanno correre un brivido lungo la schiena, più gelato dell’altro brivido post elettorale che emana dalla lettera della sindaca inviata al prefetto (meglio alla prefetta, visto che è una donna?): sulla città c’è troppa pressione migratoria, è necessario mettere un freno agli arrivi e ai nuovi centri di accoglienza (ma prima non era pronta ad aprire le braccia ai fratelli che approdano sulle nostre coste, in un Paese accogliente come l’Italia?).
Ora però Virginia Raggi, a un anno dalla sua elezione, vive un momento di gloria, l’ha messa giù dura e così nessuno potrà dire che non è una donna forte e non sa prendere decisioni.
Anche Di Maio, candidato premier alle prossime politiche quando il Movimento sarà diventato inarrestabile, riprende l’immagine della pressione, anzi, di una pentola a pressione quale è diventata ormai l’Italia, prossima ad esplodere. Terzo brivido. Grillo rincara la dose: chiudiamo i campi rom, via al censimento di tutte le aree abusive e delle tendopoli, insopportabili i mendicanti sulla metropolitana.
Fuori anche loro. Il piano dell’amministrazione capitolina non lascia dubbi, adesso si fa sul serio. E prima? È un piano che su qualche punto potrebbe apparire il plagio di quanto va dicendo da sempre la Lega, a meno che non la si possa chiamare comunione d’intenti. In quel caso alle prossime politiche addio avanzata solitaria dei 5 Stelle, in due si vince meglio.
Ma gli interessati smentiscono, Di Maio parlando a muso duro (con riferimento alla notizia data da un giornale circa un incontro tra Salvini e Casaleggio) di fake news (termine che va molto di moda, ma che si potrebbe sostituire con false notizie o balle o bufale esprimendosi in italiano), Salvini affermando senza troppa convinzione che si tratta di fantasie giornalistiche.
Da questo momento, in ogni modo, ventre a terra. Lo dice la Raggi, lo ripete Di Maio che prevede: o l’Europa si sveglia o qui salta il coperchio. Benvenuti a bordo, mandano a dire Salvini e anche Meloni.
Il comico pentastellato è andato a votare indossando il casco (il sole estivo sulla testa può far male alla salute). Poi ha infilato il metaforico saio da francescano rivendicato alla marcia di Assisi (può far bene all’anima). Aveva detto, sventolando la bandiera del reddito di cittadinanza: siamo noi i veri francescani.
Immediata però la replica del Segretario di Stato Pietro Parolin: nessuno può pretendere di avere l’esclusiva del messaggio francescano, «io non vedo nessun partito che possa identificarsi con il messaggio di San Francesco». Tanto per mettere le cose a posto.
Quello di Francesco è un messaggio di povertà, che ne comprende tanti altri. In realtà Gianroberto Casaleggio aveva già ricordato come, per la fondazione del Movimento, fosse stata volutamente scelta la data del 4 ottobre (S.Francesco), in previsione di una politica che ricalcasse le orme del santo. E così furono limate le buste paga dei parlamentari, come primo esempio di virtù. In seguito verranno altri esempi, magari con qualche vaffa in meno, che non sta bene specialmente se ascoltano i bambini.
Intanto sulle reazioni e le dichiarazioni post voto non sono proprio tutti d’accordo. Non lo è Girolamo Pisano, deputato Cinquestelle, il quale teme si passi in fretta dalle parole ai fatti con un avvicinamento alle camicie verdi che si dice indisponibile ad accettare. È anche un po’ crudele quando fa notare: abbiamo corso in ottanta comuni e abbiamo fatto solo 22 consiglieri.
Al ballottaggio la presenza grillina sarà molto limitata (10 su 111 comuni). Neanche fosse un menagramo. Attenzione, alla prossima sei fuori. Resta da dire che alla gente, quella che al momento del voto viene blandita col vezzeggiativo di elettori, le idee si stanno sempre più confondendo. Oppure si stanno sempre più chiarendo. La gente si domanda se partiti, movimenti, liste civiche e compagnia bella stiano veramente pensando al bene comune o non stiano giocando a far politica, vuoi per inesperienza, vuoi per incapacità, vuoi per menefreghismo, vuoi per altri scopi.
L’impressione dei cittadini è quella di una squadra che dovrebbe (o vorrebbe) governare ma che non riesce ad essere governata dal buonsenso, prima di tutto, e dalla necessaria competenza. Sarà un’impressione, appunto, ma soprattutto in quel partito che ha sempre più spesso la maggioranza assoluta, cioè il partito dell’astensionismo, si sta fortemente radicando la convinzione di trovarsi di fronte a dilettanti allo sbaraglio. Con le dovute eccezioni, per fortuna, che diventano un’àncora alla quale attaccarsi per coltivare la speranza, ultima a morire.
sandra.tafner@gmail.com