Abbattere i muri e lavorare assieme
Abbattere i muri e lavorare assieme
Il vincolo del «noi» è il terreno buono nella nostra società, nel quale seminare il futuro insieme, passo dentro al passo, mano nella mano, in un’unica e condivisa identità. Identità è il principale distintivo di un popolo e ci chiama a costruirla, a difenderla, a comunicarla, così come ho potuto gustare in mezzo al coro di Tassullo, della Val di Non, che è venuto a visitarci in Molise, proprio settimana scorsa per momenti che hanno dato conferma ad un cammino di scambio culturale. Un’emozione grande è stato poter cantare con loro l’Inno al Trentino, nell’anfiteatro dell’antica città romana, Altilia.
Quanti ricordi della mia infanzia, della maestra Anna che me lo insegnò a scuola. Si è slanciato nel cielo il sentire di questo nostro popolo tenace, come è riportato nel testo di Antonio Pedrotti. Popolo che fa dell’amore alla terra la sua forza, la sua dimora nel tempo, lo specchio in cui ritrovarsi in una dignità comune, in un patrimonio che si fa metodo di fattività, di cooperazione.
In questa difficile transizione dal passato al nuovo Governo, tutto questo diventa un necessario appello a formare la nuova classe dirigente in tempi concreti, perché il popolo ha bisogno di punti di riferimento, di risposte. Le diverse parti trovino la capacità del futuro, cercando di procedere strettamente collegate fra loro, non più frammentati e contrapposti, sempre sul piano di guerra delle infinite polemiche, ma con un progetto operativo, senza più dispendio di chiacchiere, di polemiche, di divisioni, di tempi soprattutto! Nella fase attuale sono oggetto di biasimo non le stelle che splendono, ma quelle che spengono, che trattengono il pugno chiuso davanti all’altro. Il nostro Paese richiede che si faccia squadra, che si dia corpo alla Politica, al bisogno di percorsi, non più di spreco. Tutti siamo invitati a collaborare e incoraggiare ad abbassare i muri, a dialogare di più per il bene del popolo italiano che ha davanti uno scenario complesso che esige alleanze.
Tutti concordiamo ad individuare e a sostenere ciò che unisce e non ciò che separa, in un instancabile riaggiustamento degli equilibri nei partiti. E porre in atto la via più giusta per tutti. La Politica deve preoccuparsi del popolo che ha votato, ne è responsabile e deve persuadersi del fatto che non c’è Politica senza popolo nè popolo senza Politica. Proviamo ad immaginare cosa ci direbbe a riguardo il grande don Mazzolari:
«La disgrazia della lotta politica in Italia è legata alla dimenticanza dell’uomo, per cui abbiamo cittadini che sono quel che volete, vale a dire con denominazioni politiche svariatissime, ma con nessuna sostanza umana. Prima di essere ammessi a un partito ci vorrebbe la promozione ad uomo. Allora ci si intenderebbe più facilmente, e la politica sarebbe una occupazione meno vuota, e molte brutte cose che tanti deplorano appena e in cui credono di trovare una scusa per non impegnarsi verrebbero tolte di mezzo. Sono così semplici e così vere queste poche considerazioni che nessuno osa negarle: anzi, non c’è partito che non le dichiari enfaticamente. Poi, se ne scordano subito perché s’accorgono che non c’è tornaconto immediato con uomini che si lasciano muovere soltanto dalla ragione e dalla coscienza. E son proprio quei partiti che non ne hanno molta dalla loro parte sia da ragione che di coscienza, oppure non hanno la pazienza di usarle, che non solo scavalcano l’uomo, ma ne impediscono la crescita e la maturità.
Per chi ha bisogno unicamente di arrivare al potere e di tenerlo a qualsiasi costo è più redditizia l’apparizione delle comparse che quella dell’uomo. Le comparse si nutrono del peggio, mentre l’uomo osa chiedere un po’ di pane, un po’ di giustizia, un po’ di libertà per tutti».
Commento queste parole dicendo solo che, pur vivendo una stagione alquanto problematica, dobbiamo con tutti gli sforzi comandare l’attenzione su quanti non hanno ancora voce per gridare le proprie povertà. Mettiamo fine alla disoccupazione. Innalziamo verso le cime speranzose i nostri giovani, passando per le valli del bene comune, unica vera fonte per dissetare la società nostra. E avremo un Paese, non più deriso dal resto dell’Europa, ma stimato e imitato nel suo modello di autentico sviluppo.