Un altro 8 marzo: donne sempre più indietro
Un altro 8 marzo: donne sempre più indietro
Venerdì sarà la festa della donna. Ancora una volta si parlerà delle differenze di genere, delle diseguaglianze, dei risultati raggiunti ma pure di quelli da raggiungere sulla strada della parità. Si faranno bilanci, che troppo spesso si chiudono in negativo. E parliamo del mondo occidentale, perché in altre parti i bilanci sono molto più in rosso o addirittura inesistenti.
C’è da dire che l’argomento resta sempre delicato. Si guardano con sospetto le cosiddette rivendicazioni in odore di femminismo, termine che si teme nasconda una minaccia al potere declinato al maschile.
La professoressa Marinella Perroni, fondatrice del Coordinamento teologhe italiane, in un'intervista rilasciata a Vatican Insider ha parlato anche delle tematiche trattate dal Papa, ma questo non dovrebbe più essere considerato un evento speciale, bensì semplicemente un diritto. E invece per la gran parte degli uomini della Chiesa il pericolo del femminismo è sempre dietro l’angolo. Francesco risponde che sì, di pericolo si tratta ma solo se diventa la stessa cosa del machismo, se in quell’accezione vuol dire sostituire un potere a un altro potere. Ma invece non è così che deve funzionare. E allora c’è bisogno di stare nel mondo e di capirlo anche per ciò che riguarda la realtà delle donne.
Ecco, parliamo dunque di donne che non chiedono potere ma solo di potersi mettere alla pari sui blocchi di partenza, senza che un diritto venga concesso come fosse un favore. In fondo succede ancora, basti dire della politica dove si vorrebbe che le donne considerassero una conquista appagante poter contare sulle quote rosa. E ciò nonostante sono tuttora una parte assolutamente in minoranza dentro le istituzioni.
Quelle non si accontentano mai, è il commento più diffuso. ma se hanno anche la possibilità di alterare la lingua italiana, declinando al femminile termini previsti finora soltanto al maschile. Vogliono chiamarsi assessora? E che si chiamino assessora. Purtroppo questa richiesta viene proprio dalle donne, convinte che questo sia un altro gradino salito sulla scala dei diritti. Qualcuna per la verità si tira fuori dal coro, come la presidente del Consiglio comunale di Rovereto, secondo la quale rincorrendo queste bazzecole si rischia di perdere di vista cose ben più importanti. Mara Dalzocchio rifiuta di declinare al femminile il nome del suo incarico e addita un elenco di cose più importanti ancora troppo corto, che non comprende ad esempio la pari retribuzione tra uomini e donne a parità di lavoro svolto o che non comprende la flessibilità dell’orario che tenga conto del doppio carico che spesso grava sulle spalle della donna, impegnata sia fuori che dentro casa.
La classifica del World Economic Forum nel 2017 aveva fatto il punto sulla differenza di trattamento tra uomo e donna in quattro settori: economico, politico, della salute e della formazione. E l’Italia si trovava all’82° posto su 144 Paesi. I risultati peggiori si rilevano nel campo della salute e dell’economia, con salari inferiori e con maggiori carichi di lavoro familiare, che per la donna diventa anche un limite alla possibilità di carriera.
E a fronte di donne che ce la fanno sono ancora molto diffusi certi pregiudizi, come quello che la scienza, nelle sue varie diramazioni, sia soprattutto appannaggio maschile. Ed è ancora una volta un’indagine condotta in cinque Paesi europei a dire che soltanto il 10 per cento degli intervistati pensano che le donne abbiano attitudine per la scienza, mentre quasi il 70 per cento è convinto che non abbiano la capacità necessaria per affrontare una carriera scientifica di alto livello, mentre le considerano eventualmente più portate per le scienze sociali, per la comunicazione e per l’arte. Ma se queste risposte appaiono sorprendenti, lo è anche di più il fatto che esse siano condivise sia dagli uomini che dalle stesse donne. Troppe donne ancora non credono fino in fondo nelle capacità femminili, il che porta come logica conseguenza l’accettare come un dono ciò viene concesso dalla generosità dell’altro sesso.
Queste e molte altre sono le riflessioni sulle quali una volta ancora si accenderanno i fari dell’8 marzo. Prima di tutto però la luce dovrà mettere in evidenza una convinzione, che è quella espressa anche dalla scienziata inglese Jane Goodall, nota per la sua ricerca sui primati. La più grande esperta dell’habitat degli scimpanzè assicura che è stato più facile essere accettata e considerata da loro che dagli uomini. Ma - aggiunge - mia madre mi ha sempre insegnato che se si vuole ottenere qualcosa bisogna cercare di ottenerla. E non arrendersi mai.