Formare una giunta questa sì che è una sfida
Ci sono molti modi per costruire una giunta. C’è ad esempio il mitico manuale Cencelli. Il perfetto breviario della spartizione: un metodo inventato nel lontano 1967 dall’altrimenti anonimo funzionario democristiano Massimiliano Cencelli. Grazie al “manuale”, le percentuali raccolte dai partiti diventano sostanzialmente quote - da correggere con il peso specifico del singolo assessorato o ministero - per attribuire le deleghe. C’è poi l’elezione diretta dei ministri o degli assessori: non è prevista da nessuna legge, ma quando gli elettori danno un mare di preferenze a una candidata o a un candidato tendono quasi ad imporlo al presidente o al sindaco. Rovesciando il ragionamento, è infatti molto difficile, per qualsiasi capo alle prese con la formazione di un governo, preferire chi ha preso pochi voti rispetto a chi ne ha presi molti. C’è quindi l’accordo di coalizione: quello che le varie forze politiche siglano prima di andare alle elezioni con l’ambizione di formare poi un governo attento ad ogni esigenza e anche ad ogni appetito. C’è poi un frullato politico in cui si dosano con sapienza due sapori delicati solo all’apparenza: il buonsenso e l’equilibrio (forse dovrei scrivere equilibrismo) politico. Il nuovo sindaco di Trento, annunciando fin dal primo minuto che la sua giunta sarà composta in egual misura da donne e da uomini, sembra aver puntato su buonsenso ed equilibrio. Inevitabilmente dovrà però usare anche il “manuale” e tener conto di qualche promessa fatta prima di mettersi in gioco. Un consiglio, però, glielo si può già dare: con una partenza alla don Abbondio, “vaso di coccio in mezzo a tanti vasi in ferro”, vanificherebbe parte del suo successo, parte della sua capacità di essere il garante di tutta la coalizione senza in fondo appartenere a partiti e movimenti che la costituiscono. La sua indipendenza, il suo essere a suo modo un “civico” - per citare le belle pagine firmate oggi da Paolo Micheletto sull’avanzata dei movimenti civici - è la sua forza. La costruzione dell’esecutivo sarà dunque qualcosa di più di un banco di prova. E qui forse andrebbe ricordato che un tempo i rimpasti andavano di moda soprattutto perché si trattava di applicare un metodo quasi scientifico per cercare di accontentare tutti, fra improbabili staffette e ministeri dalle porte girevoli (al punto che in certe legislature si gratificavano più persone dando loro la stessa seggiola a turno). I tempi sono cambiati, ma la luna di miele - fra eletto e consiglieri - dura sempre poco. Il tempo di fare la giunta, vien da dire. Perché fino al giorno prima è tutto di zucchero, in quanto molti puntano a un frammento di potere e di visibilità. Dal giorno dopo (la formazione della giunta) c’è già il rischio che qualcuno si sfili dalla maggioranza. Immaginatevi dunque che trattative si stiano svolgendo anche a Rovereto, Riva ed Arco, dove si discute di assetti anche se nessuno ha ancora vinto.