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Così si può combattere il declino cognitivo e la demenza

Intervenire su tutti i fattori di rischio, tra i 40 e i 60 anni, potrebbe ridurre quasi della metà l’evoluzione della malattia

Il declino cognitivo è una condizione caratterizzata dalla graduale riduzione delle capacità mentali, come il ragionamento, la memoria e il linguaggio. Può essere parte del normale processo di invecchiamento, ma in alcuni casi evolve in forme severe, come la demenza.

È un termine che descrive una serie di sintomi causati da malattie del cervello che interferiscono significativamente con le attività quotidiane. La demenza più comune è il morbo di Alzheimer. 9 italiani su 10 temono di poterne soffrire in futuro, per se stessi o per i propri familiari.

Si stima che al momento soffrano di demenza circa un milione di persone, delle quali 600.000 per il morbo di Alzheimer, e che altre 900.000 presentino una Mci (Mild Cognitive Impairment), cioè siano affette da un declino cognitivo lieve.

La Mci è caratterizzata dal deterioramento di alcune componenti (memoria, attenzione, linguaggio) che però non compromettono le normali attività quotidiane. Importante intervenire tempestivamente poiché, in circa 3 anni, il 50% di queste persone si ammalerà di demenza vera e propria.

Nonostante la consapevolezza della diffusione e della gravità del problema, 1 italiano su 2 dice di non sapere che la prevenzione è importante per contrastare il declino cognitivo. Solo 1 su 3, invece, sa che è possibile intervenire sull’evoluzione del declino mentale con trattamenti adeguati, interessanti lo stile di vita o l’utilizzo di alcuni integratori.

Intervenire su tutti i fattori di rischio, tra i 40 e i 60 anni, potrebbe ridurre quasi della metà l’evoluzione del declino cognitivo lieve in demenza.

Le cause della demenza sono multifattoriali e includono predisposizione genetica, malattie cardiovascolari, diabete, sedentarietà, obesità e persino fattori psicologici come la depressione e la solitudine. La maggior parte di queste sono modificabili, cioè dipendono dallo stile di vita o possono essere trattate con terapie specifiche, il che offre speranza per la prevenzione.

Interessante e promettente è la stimolazione cognitiva, un insieme di tecniche e attività volte a migliorare la funzione del cervello e mantenere la mente attiva. Mantenere il cervello attivo tramite la lettura, fare giochi di memoria, cruciverba o apprendere nuove abilità, tipo imparare una lingua o suonare uno strumento, può contribuire a ritardare l'insorgenza del declino cognitivo. La stimolazione mentale favorisce la neuroplasticità, cioè la capacità del cervello di adattarsi e creare nuove connessioni tra i neuroni, consentendogli di recuperare dopo eventuali danni o semplicemente di adattarsi all’invecchiamento.

I neuroni sono cellule del sistema nervoso altamente specializzate per ricevere, elaborare e trasmettere le informazioni.

Parole crociate e sudoku per rallentare l’Alzheimer. Sembra questa la risposta dei ricercatori dell’Irccs Inrca (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per anziani), nell’ambito del progetto My Mind. I ricercatori hanno messo a punto una serie di esercizi per aiutare a conservare la memoria senza usare farmaci. Un allenamento che include tecniche mnemoniche, uso di liste, calendari, agende, ma anche il gioco delle carte, parole crociate e sudoku.

Lo studio, finanziato nel 2012 dal ministero della Salute e dalla Regione Marche, ha coinvolto per un periodo di tre anni più di 300 persone over 65 con l’obiettivo di sperimentare l’effetto di un programma di allenamento mentale “training cognitivo”.

I dati, molto promettenti anche dal punto di vista preventivo, evidenziano come al termine delle attività il 70% dei soggetti con Alzheimer abbia avuto un significativo miglioramento delle prestazioni e dello stato psicologico. Nei soggetti affetti da lievi disturbi di memoria e concentrazione (Mild Cognitive Impairment), l’allenamento mentale ha determinato, nel 50% delle persone, la percezione che la propria memoria funzionasse meglio.

Nei soggetti sani che hanno seguito il programma questa sensazione di miglioramento della memoria è salita al 81%. Effetti positivi sono stati riscontrati anche sull’umore, il livello di stress e il benessere percepito. Per mantenere il cervello in salute, quindi, pare necessario non smettere mai di studiare e di allenarsi con esercizi per la mente. Anche la partecipazione ad attività sociali, attraverso il rapporto con altre persone, è importante. Infatti, le persone socialmente attive tendono a presentare tassi più bassi di declino cognitivo. Di altre strategie preventive, come alimentazione e integrazione, parleremo in un prossimo articolo.

Fabio Diana
Specialista in Medicina Interna e Medicina dello Sport
www.fabiodiana.it

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