Scoprire le intolleranze con il test del respiro
Per risolvere queste problematiche è fondamentale disporre di strumenti diagnostici affidabili e non invasivi
Le allergie e le intolleranze alimentari sono condizioni sempre più comuni che possono influenzare significativamente la qualità della vita di chi ne soffre. Le informazioni fornite, reperite spesso in internet, e il continuo cambiare delle mode alimentari, disorienta non poco, creando ulteriore insicurezza.
Sono sempre più i pazienti che, dopo vari tentativi più o meno empirici, vogliono avere più certezze su ciò che possono mangiare, capire come mai reagiscono a un numero elevato di alimenti o il perché la reazione a un certo cibo a volte sia presente e altre no.
Per risolvere queste problematiche è fondamentale disporre di strumenti diagnostici affidabili e non invasivi. Tra questi ci sono i test di allergologia molecolare, per verificare se è presente una allergia e quanto sia pericolosa, oppure il breath test - o test del respiro - che si è rivelato particolarmente utile per indagare alcune condizioni correlate a reazioni avverse agli alimenti.
Cos'è il Breath Test?
Il breath test è un esame semplice e non invasivo che analizza l'aria espirata per rilevare la presenza di specifici gas, come l'idrogeno e il metano, prodotti dalla fermentazione degli zuccheri da parte dei batteri intestinali. Questo esame viene utilizzato principalmente per diagnosticare intolleranze alimentari, come quelle al lattosio e al fruttosio, ma sta acquisendo sempre più importanza per verificare situazioni di contaminazione intestinale.
Come si esegue il Breath Test
L'esecuzione del breath test è semplice e sicura. Il paziente viene invitato a soffiare in un apposito dispositivo che raccoglie campioni di aria espirata. Successivamente, viene somministrata una soluzione contenente la sostanza da analizzare (ad esempio lattosio, fruttosio, lattulosio, glucosio). A intervalli regolari, si deve soffiare nuovamente nel dispositivo, consentendo di seguire nel tempo la concentrazione di gas prodotti dalla fermentazione intestinale.
Se questa concentrazione supera un livello predefinito, il paziente viene considerato intollerante a quella sostanza.
Quando è indicato il Breath Test
Normalmente viene consigliato in persone con disturbi intestinali, tipo colon irritabile, o quando, in presenza di diarrea o stitichezza, dolori addominali o eccessivo gonfiore, si sospetta una alterata digestione di zuccheri come il lattosio o il fruttosio. Il lattosio è presente in molti alimenti confezionati come latte in polvere; quindi, la quantità che assumiamo al giorno d’oggi è nettamente superiore rispetto a quanto accadeva in passato, ed è “nascosta”.
La stessa situazione si sta verificando per il fruttosio, non tanto per il consumo di frutta, ma per la presenza di questo zucchero (sciroppo di mais, miele, etc.) in prodotti confezionati tipo barrette, cereali da prima colazione, dolciumi vari. E se è vero che i veri intolleranti al fruttosio sono pochi, circa 1 su 20.000 persone, le persone con malassorbimento del fruttosio per eccesso di assunzione o per infiammazione intestinale, sono sempre di più. Il Breath Test è inoltre importante per la valutazione di quei casi, sempre più frequenti, nei quali una eccessiva presenza di microrganismi nell’intestino (Sibo), determina disturbi intestinali ed extra intestinali estremamente fastidiosi.
È un esame di semplice esecuzione, molto affidabile se eseguito nel modo corretto. Il giorno precedente l’esame si deve seguire una dieta priva di fibre, non bere bibite gasate ma solo acqua naturale. Alcuni farmaci vanno sospesi alcuni giorni prima, per evitare interferenze. Fondamentale è però l’interpretazione dei risultati. Questi devono essere valutati da uno specialista esperto, poiché i valori possono variare a seconda della flora batterica intestinale del paziente.
Quindi, non è sufficiente riferire se un esame è positivo per intolleranza al lattosio o al fruttosio, ma valutare se questa positività è sufficiente a spiegarne i sintomi, e anche consigliare se la dieta deve essere priva o a basso contenuto di questi zuccheri. Si deve fare attenzione, ad esempio, al momento nel quale il livello di idrogeno si alza durante il test. In caso di elevazione molto precoce possiamo pensare a una contaminazione batterica dell’intestino tenue (Sibo) e non solo a una intolleranza. L’insorgenza di sintomi durante il test è fondamentale per porre una diagnosi di intolleranza, altrimenti si tende a parlare di malassorbimento.
Sapere se si è intolleranti al lattosio, o alle proteine del latte, se si mangia troppa frutta, o se si soffre di contaminazione intestinale, e cosa si deve effettivamente fare, aiuta non solo a stare meglio, ma anche a ridurre l’apprensione nei confronti del cibo.
Fabio Diana
Specialista in Medicina Interna e Medicina dello Sport
www.fabiodiana.it