Impallinato il micio della pet-therapy
Ennesima violenza gratuita sugli animali. Questa volta è successo a Legos, in valle di Ledro. A farne le spese un gatto di cinque anni, di razza comune, ed Andrea, il suo padroncino, legato all'animale da un sentimento d'affetto e, soprattutto, da un progetto rieducativo di pet-therapy. «Abbiamo trovato il nostro gatto - racconta Giulia Franzinelli, la mamma di Andrea - nell'orto di una vicina di casa, ormai agonizzante, con una ferita da arma ad aria compressa che gli ha paralizzato gli arti posteriori. L'animale è sempre stato abituato a rimanere in casa e non si è mai allontanato per lunghi periodi. Lunedì scorso la scomparsa. Il giorno successivo l'abbiamo cercato per tutto il paese per poi ritrovarlo solo il mercoledì in condizioni pietose»
Ennesima violenza gratuita sugli animali. Questa volta è successo a Legos, in valle di Ledro. A farne le spese un gatto di cinque anni, di razza comune, ed Andrea, il suo padroncino, legato all'animale da un sentimento d'affetto e, soprattutto, da un progetto rieducativo di pet-therapy. «Abbiamo trovato il nostro gatto - racconta Giulia Franzinelli, la mamma di Andrea - nell'orto di una vicina di casa, ormai agonizzante, con una ferita da arma ad aria compressa che gli ha paralizzato gli arti posteriori. L'animale è sempre stato abituato a rimanere in casa e non si è mai allontanato per lunghi periodi. Lunedì scorso la scomparsa. Il giorno successivo l'abbiamo cercato per tutto il paese per poi ritrovarlo solo il mercoledì in condizioni pietose».
Il micio è stato portato al centro veterinario di Arco dove è stato soppresso per non prolungare la sua agonia. «Due giornate di sofferenza - aggiunge la donna - inferta gratuitamente al nostro gatto, ormai paralizzato e con una ferita da fucile aperta, terreno fertile per le infezioni a causa anche delle alte temperature di quei giorni». Al di là dell'atto ignobile verso l'animale, ciò che colpisce è il proposito e la crudeltà che, in questo caso in particolare, va a urtare la sensibilità di un bambino ed a compromettere il corso della «terapia dolce» avviata grazie all'adozione del micio. Ancora una volta ci si chiede perché succedano queste cose.