«Maggior impegno per la stagione estiva»
Nel suo 117° congresso di domenica prossima, in Val di Ledro, la Sat ribadirà alla Provincia la richiesta di controllare il fenomeno delle bici e degli altri usi sui sentieri. «Noi non siamo contro le mountain bike - sottolinea il presidente Piergiorgio Motter - ma non deve passare il messaggio che sui sentieri si può fare tutto». In rappresentanza di una base sociale in continua crescita il «capocordata» della grande famiglia alpinistica lancia però anche degli inviti, come quello ad un maggiore sforzo comune (impiantisti, albergatori) per prolungare la stagione estiva della montagna insieme ai rifugi FABRIZIO TORCHIO I tuoi commenti
Nel suo 117° congresso di domenica prossima, in Val di Ledro, la Sat ribadirà alla Provincia la richiesta di controllare il fenomeno delle bici e degli altri usi sui sentieri. «Noi non siamo contro le mountain bike - sottolinea il presidente Piergiorgio Motter - ma non deve passare il messaggio che sui sentieri si può fare tutto». In rappresentanza di una base sociale in continua crescita (siamo oltre le 26.700 tessere blu con l'aquilotto) il «capocordata» della grande famiglia alpinistica lancia però anche degli inviti, come quello ad un maggiore sforzo comune (impiantisti, albergatori) per prolungare la stagione estiva della montagna insieme ai rifugi.
Presidente, quello dei sentieri è il tema del congresso. Cosa ribadite? «Che siamo per la convivenza con le mountain bike, ma non può passare il messaggio che tutto è permesso. Così come controlla se il cercatore di funghi ha più di due chili di miceti nel cestino, la Provincia può mettere un freno. Fra l'altro, a Pozza di Fassa e a Nago ci hanno chiesto di usare sentieri per il downhill, e abbiamo detto di no. Pensiamo al fenomeno delle moto in montagna di 30, 40 anni fa, o al limite per i motori sui laghi: molto è cambiato, si può fare lo stesso». Farete un appello alla Provincia? «Lo abbiamo già fatto con un documento su montagna e bici. Ma nella pratica quotidiana, il rispetto lo indichiamo ai frequentatori dei nostri rifugi. Al «Graffer», per anni Egidio Bonapace ha fatto prevenzione, indicando ai bikers diretti dalla Germania al Garda di non passare da Vallesinella».
Alla Borsa del turismo c'è stato un richiamo alla cultura della montagna. Condivide? «Il turismo deve essere legato anche al lavoro del valligiano: il recupero delle malghe fatto negli ultimi anni è una bella cosa ma che deve andare avanti. Nei rifugi puntiamo ai prodotti a chilometri zero e qualche gestore munge le capre al rifugio. Va riscoperta la stagione estiva, troppi impianti si fermano e uno sforzo comune va fatto per protrarre la stagione. Quest'anno si vedono ad esempio parecchi ospiti tedeschi, il sentiero Frassati è frequentato da gruppi di scout». A proposito di rifugi, la Sat ha deciso di abbattere il «Pedrotti» sotto la Bocca di Brenta? «Stiamo valutando, ma il rifugio va demolito in ogni caso: poggia sulla roccia e c'è il problema dell'umidità oltre al fatto che servono nuovi spazi». I rapporti con la Provincia? «Buoni, sottoponiamo alla Provincia tutti i nostri progetti e siamo tenuti in considerazione, come ad esempio sulle teleferiche. Stiamo pensando di dotare di teleferica anche il rifugio Vioz e nel 2012 partiranno i lavori per quella del rifugio Denza».
Sulla Fondazione Dolomiti Unesco siete più critici. «È una grande opportunità. Non dal punto di vista dello sfruttamento turistico, ma del limite. Il territorio ormai non si può più consumare». La Sat è cresciuta di mille soci dal 2009 al 2010, ora di quasi altri cento. Perché? «Per il gran bene che i trentini vogliono alla Sat: facciamo anche noi i nostri sbagli, ma abbiamo anche la grande forza del volontariato. Quest'anno abbiamo fatto qualcosa come 200mila ore di lavoro». Commissioni dai sentieri alle scuole, dal Comitato storico a quello scientifico o alla speleologia, all'alpinismo giovanile. Anche la Sat è sempre più specializzata? «Ognuno ha il proprio settore. Grazie al Comitato storico, ad esempio, alla Croce Nera si è parlato della possibilità per noi di diventare loro referenti».
Alto Adige/Südtirol e toponomastica in montagna. Che ne pensa? «Serve il buon senso: è inutile tradurre una Kreuzspitze, se è sempre stata chiamata così, in Monte Croce, o tradurre alm in malga e kirche in chiesa». Da presidente trova il tempo di andare in montagna da alpinista? «Dal maggio 2009, quando sono stato eletto, mi sono riproposto di visitare tutti i 35 rifugi della Sat. Me ne mancano tre, ma probabilmente ci andrò da socio perché il mio mandato scade nel maggio 2012 e non posso ricandidarmi, dopo nove anni da consigliere».