Prestazioni «gonfiate» tre medici a processo
Gli accertamenti nei confronti dei medici (condotti anche sentendo come testimoni decine e decine di pazienti) avevano preso avvio da una segnalazione, effettuata dalla stessa Azienda sanitaria locale, nei confronti di una guardia medica che operava a Cembra, sospettata di aver ottenuto il pagamento di alcune «prestazioni aggiuntive di particolare impegno professionale» (P.P.I.P.) non eseguite
TRENTO - Tre dei sette medici denunciati per truffa dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Trento sono arrivati a processo di fronte al giudice Enrico Borrelli. Le udienze ieri sono poi state aggiornate ad autunno.
Le imputazioni sono, almeno nella forma, simili per tutti. Cambia l'importo che i medici avrebbero truffato, nell'ipotesi dell'accusa, all'Azienda sanitaria: si va da 139 euro contestati ad un 35enne di origini siciliane a qualche migliaio di euro imputati a colleghi più anziani. Secondo l'accusa gli imputati avrebbero messo in conto all'Azienda anche prestazioni che in realtà non sarebbero mai state eseguite.
Gli accertamenti nei confronti dei medici (condotti anche sentendo come testimoni decine e decine di pazienti) avevano preso avvio da una segnalazione, effettuata dalla stessa Azienda sanitaria locale, nei confronti di una guardia medica che operava a Cembra, sospettata di aver ottenuto il pagamento di alcune «prestazioni aggiuntive di particolare impegno professionale» (P.P.I.P.) non eseguite. Si tratta di particolari interventi di medicina generale, quali infiltrazioni intra-articolari, fleboclisi, lavaggi e cateterismi, retribuiti mediamente con una ventina di euro a prestazione e rendicontate attraverso l'invio di elenchi riepilogativi mensili all' Azienda da parte del medico, in autocertificazione.