Brescia, cure staminali sospese Il papà di Desireè: ora la verità

Un'improvvisa «obiezione tecnica» da parte dei medici responsabili della somministrazione delle cure compassionevoli con il protocollo Stamina rende incerta la prosecuzione delle cure compassionevoli agli Spedali Civili di Brescia. Fra i pazienti in trattamento c'è pure la piccola Desireé Larcher  di Taio, la bimba di quattro anni affetta dalla malattia neurodegenerativa SMA1 che a inizio mese ha ricevuto la sua quarta infusione secondo quanto stabilito dal giudice del Tribunale di Trento Giorgio Flaim 

TAIO –- Un'improvvisa «obiezione tecnica» da parte dei medici responsabili della somministrazione delle cure compassionevoli con il protocollo Stamina rende incerta la prosecuzione delle cure compassionevoli agli Spedali Civili di Brescia. Fra i pazienti in trattamento c'è pure la piccola  Desireè Larcher  di Taio, la bimba di quattro anni affetta dalla malattia neurodegenerativa SMA1 che a inizio mese ha ricevuto la sua quarta infusione secondo quanto stabilito dal giudice del Tribunale di Trento Giorgio Flaim.

 

«Con questo "sciopero bianco" la vita dei nostri bambini viene messa a rischio» affermano in una nota i famigliari dei pazienti, da poco riuniti nel Movimento per le Cure Compassionevoli. Il neonato movimento ha l'obbiettivo di «difendere il diritto alla cura e alla dignità di vita dei pazienti colpiti da malattie gravissime, rare e soprattutto orfane di una qualsiasi forma di cura farmacologica o genica», senza entrare invece nel merito delle accuse mosse nei confronti del «guru» della Stamina Foundation Davide Vannoni.

 

«Quello che noi chiediamo è che si dica la verità sui trattamenti» afferma  Eros Larcher , papà di Desireè. La bufera mediatica che si è scatenata sul caso Stamina nelle ultime settimane, secondo Larcher sarebbe «basata su inesattezze e imprecisioni che hanno avuto la conseguenza di coprire di fango non solo Stamina, ma anche medici e professionisti estranei alla Onlus in questione che hanno testimoniato lo stato di salute dei nostri familiari». Per quanto riguarda la bimba della val di Non, ad esempio, la pediatra  Roberta Pasquini , la fisioterapista  Danila Anzelini  e la logopedista  Barbara Moncher  avevano evidenziato quelli che dal loro punto di vista apparivano come miglioramenti nello stato di salute di Desireè, a sette mesi dall'inizio della cura.

 

Per quanto riguarda lo sciopero nell'effettuare le terapie con le staminali, i genitori chiedono per quale motivo questo passo indietro dei medici avvenga «dopo oltre due anni in cui hanno somministrato serenamente ai nostri figli le stesse terapie compassionevoli da cui adesso prendono le distanze». Secondo i famigliari dei pazienti, «non è possibile ridurre a carta straccia le sentenze favorevoli dei Tribunali che hanno ordinato agli Spedali il proseguo delle cure, e nemmeno i decreti Turco Fazio del 2006 e Balduzzi 2012. Se i malati non dovessero esser curati, ricorreremo anche alla giustizia penale».

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