Tumore da amianto: tutti prosciolti i capi
Prosciolti. I cinque dirigenti della Rheem Radi chiamati a rispondere della morte di un ex operaio, venuto a mancare due anni dopo la pensione per colpa di un cancro collegato all'esposizione all'amianto, sono stati ieri prosciolti da tutte le accuse. Tanta la delusione tra le parti civili, i familiari della vittima e la Cgil del Trentino
Prosciolti. I cinque dirigenti della Rheem Radi chiamati a rispondere della morte di un ex operaio, venuto a mancare due anni dopo la pensione per colpa di un cancro collegato all'esposizione all'amianto, sono stati ieri prosciolti da tutte le accuse. Tanta la delusione tra le parti civili, i familiari della vittima e la Cgil del Trentino.
I.C. era morto nel 2007, a 64 anni, lasciando una moglie e cinque figli, a causa del mesotelioma: si occupava dell'assemblaggio di scaldacqua a legna e montaggio di scaldabagni più grandi ed in queste attività era esposto all'amianto perché le guarnizioni erano fatte con composti dell'asbesto. In base al parere di Claudio Bianchi, esperto nazionale di questo tipo di malattie, il rapporto causale tra l'esposizione all'amianto e l'insorgere di questo tipo di cancro era stato «del tutto evidente».
Ed era stato anche grazie a questi dati che era stato deciso di procedere con l'udienza preliminare a carico dei dirigenti Alfred Mills Slade, presidente del Cda fino al giugno 79; David Scott, presidente dal 79 all'81; Domenico D'Angelo, presidente dall'85 all'88; Angelo Fedeli, presidente della subentrata Rheem Italia per sei mesi nell'88; Francesco Merloni, presidente della subentrata Merloni termosanitari dall'88 al 1992.
Si tratta del terzo proscioglimento: sia nel caso di F. F., in servizio alla Rheem Radi dal 1953 al 1988 e poi morto nel 2010 per via di un mesotelioma, che di G.M. che aveva lavorato all'Archifar dal novembre del 1970 fino al 2006, e anche lui deceduto a causa di un mesotelioma, non è stato possibile individuare dei responsabili precisi. «Attendo di vedere le motivazioni, per tutti e tre i casi», commenta l'avvocato Giovanni Guarini.