Università, tagli milionari. Più precari tra i ricercatori
L'Università di Trento si prepara a tirare la cinghia in vista dei tagli milionari previsti dallo schema d'intesa con la Provincia sul patto di stabilità. Saranno limati 2,3 milioni di euro sul fronte amministrativo. Oltre al blocco dei mutui ad eccezione di quelli previsti nel piano di edilizia universitaria, è garantito il turn over dei docenti mentre il 50% dei ricercatori dovrà essere assunto con contratto a termine. Limite del 20% nella sostituzione dei dipendenti andati in pensione lo scorso anno e mantenimento del blocco dei rinnovi contrattuali I tuoi commenti
TRENTO - La Quinta Commissione, presieduta da Lucia Maestri, ha approvato la delibera sullo schema d'intesa tra Provincia e Università sul patto di stabilità dell'ateneo trentino. Previsto un taglio di 2,3 milioni concentrati sul fronte amministrativo.
I vincoli introdotti dall'intesa, oltre al controllo dell'indebitamento con il blocco dei mutui ad eccezione di quelli previsti nel piano di edilizia universitaria, sono diversi.
Il 50% dei ricercatori con contratti a termine.
Per quanto riguarda il personale è garantito il turn over dei docenti, rispettando la spesa del 2013, mentre il 50% dei ricercatori dovranno essere assunti con contratto a termine. Limite del 20%, come quello della Provincia, nella sostituzione dei dipendenti che sono andati in pensione lo scorso anno e mantenimento del blocco dei rinnovi contrattuali. In generale il costo del personale non dovrà superare il 65% del totale dei finanziamenti della Provincia e delle entrate delle tasse universitarie.
Tagliare 2 milioni e 340 mila euro nel settore amministrativo.
Sono previsti tagli a quelle che vengono definite spese discrezionali: un meno 15% rispetto allo scorso anno per quanto riguarda affitti e noleggi. Altro capitolo, la maggiore integrazione tra Università e società di sistema della Provincia per quanto riguarda i servizi. Infine, c'è il piano di miglioramento, che mira al contenimento delle spese: l'obiettivo è di tagliare i costi amministrativi per due milioni e 340 mila euro, cifra che dovrà essere trasferita sui settori della ricerca e della didattica.
Manuela Bottamedi (5 stelle) ha denunciato la differenza di trattamento tra i ricercatori e i docenti.
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