Pesticidi sotto accusa per autismo e dislessia
L'esposizione prenatale del bambino ai pesticidi è associata all'aumento dell'incidenza di autismo, dislessia, tumori al cervello e dei disturbi da deficit dell'attenzione. L'allarmante quadro emerge da uno studio presentato dalla dottoressa Renata Alleva, nutrizionista, esperta in biochimica e ricercatrice presso l'Istituto Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Rizzoli di Bologna
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Secondo la relazione della studiosa, la tossicità dei pesticidi chimici, determinata sia dall'assunzione di alimenti con residui e dall'esposizione ambientale, è profonda, prolungata nel tempo ed inizialmente priva di sintomi. «I bambini sono i soggetti più a rischio perché hanno una struttura più debole rispetto all'adulto, sono più vicini al terreno per via della statura, tendono a mettere le mani in bocca e consumano maggiori quantità di vegetali» ha rilevato la dottoressa, specificando che gli effetti di queste sostanze chimiche si riscontrano già nella vita intrauterina del bambino, e proseguono con l'allattamento.
«Se le mamme vivono in un ambiente a stretto contatto con i pesticidi, il loro latte assorbe notevoli quantità di inquinanti, assorbiti poi dai bambini» ha proseguito Alleva, mettendo in evidenza l'importante correlazione tra un'alimentazione più o meno corretta e la possibilità di sviluppare patologie serie.
«Ciò che mangiamo modula la parte modificabile del nostro Dna, conformando protezione o predisposizione a determinate malattie» ha affermato l'esperta. I pesticidi, in base ad approfondite ricerche, sono presenti ovunque, non solo nell'aria, nell'acqua e nel suolo: si accumulano nel tessuto adiposo di uomini e animali, praticamente in tutta la catena alimentare.
I prodotti derivanti da coltivazioni biologiche possono essere risolutivi? A quanto pare, sono pochissimi gli studi che comprovano la positività di questi cibi, tuttavia la dottoressa ha specificato che sottoporre i bambini a cinque giorni di dieta esclusivamente biologica può ridurre significativamente la concentrazione di residui chimici nell'organismo, riscontrabile dalle analisi delle urine.
Che si può fare allora? Sergio Deromedis , membro del comitato, ritiene sia necessario un cambiamento radicale di rotta in Val di Non, per il bene ed il futuro dei nostri figli e delle prossime generazioni.
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