Mammografie: ecco perché vanno centralizzate
«La decisione di centralizzare a Trento e Rovereto va nella direzione giusta: ecco perché...»: è la testimonianza di una donna, che, non ancora in età da screening, si è vista diagnosticare un tumore al seno e che racconta all'Adige la sua esperienza
«Gentile direttore, sono una donna di 39 anni e sono stata operata di tumore al seno. Vivo in Trentino, in una valle periferica. Credo quindi di avere titolo per dire la mia nel dibattito di questi giorni sulla mammografia. Ma prima un breve riassunto del mio percorso di malattia: con un’ecografia viene rilevata una massa sospetta, faccio la mammografia a Trento e un ago aspirato. Conclusione: tumore. Mi reco in un centro specializzato del nord Italia, e, voilà, i tumori sono due. Il secondo non visto a Trento, né con la mammografia né con l’ecografia. Le lascio immaginare cosa avrebbe significato essere operata per uno solo dei tumori, salvo scoprire il secondo a operazione avvenuta! Premesso che non ritengo responsabili i medici trentini e nemmeno per un attimo ho pensato che fosse «colpa» loro (la medicina non è una scienza esatta), vorrei fare alcune considerazioni, legate alla polemica di questi giorni.
Vivo in una valle, non piace nemmeno a me dovermi spostare per le commissioni o le incombenze burocratiche, ma la prevenzione per il tumore non è una commissione, non è una banale analisi del sangue o delle urine, non è spedire un pacco in posta! Ricordo che in condizioni normali (cioè donne non malate) lo screening avviene una volta ogni due anni. Credo che si possa andare a Trento o Rovereto una volta ogni due anni per salvarsi la vita, o no? Siamo disposti ad andare a Affi per un paio di scarpe o all’Ikea per un comodino, ma non a Trento per la nostra vita? Non credo!
La prevenzione e la scoperta precoce del tumore salvano vite! E la scoperta precoce è legata a due fattori fondamentali che sono la sempre maggiore efficienza delle macchine e la bravura degli operatori che le usano. Ora, le macchine efficienti si comprano (e penso siano soldi pubblici ben spesi), gli operatori si formano con ore e ore di «volo». Mi passi il paragone: credo che un ecografista sia tanto più affidabile quante più ecografie esegue nel corso dell’anno, e quante più mammografie legge, come un pilota viene valutato in base alle ore di volo. Che esperienza può accumulare un medico che vede 5 donne alla settimana? E magari un paio malate all’anno? Poca, anche se per assurdo ogni valle fosse dotata delle macchine per mammografia di ultima generazione! Il medico che mi ha visitata nel centro specializzato vede 20 donne al giorno, tutto l’anno. Diciamo che sa dove guardare… Intensificare quindi il lavoro e l’esperienza dei medici di Trento e Rovereto, insieme all’acquisto delle macchine più efficienti, non può che portare vantaggio a tutte noi.
Fatte queste due considerazioni, non capisco di che stiamo parlando, su cosa si litiga.
A chi ritiene che concentrare gli sforzi di efficienza e professionalità per la prevenzione del tumore al seno a Trento e Rovereto sia un depauperamento dei servizi nelle valli, chiedo di fare una riflessione seria. Le valli si impoveriscono e svuotano se si tagliano le scuole, i mezzi pubblici, gli sportelli bancari, i medici di base, le piccole Cooperative, le biblioteche, le attività sociali e, sì, anche servizi medici di base (analisi del sangue, pediatri, Croce rossa, guardia medica). Non si impoveriscono se le donne, una volta ogni due anni, vanno o si fanno accompagnare a Trento o Rovereto e investono un paio d’ore nella propria salute, certe che in quelle due ore avranno a disposizione le macchine migliori, gestite dai medici migliori!
Mi permetta di concludere approfittando delle pagine del suo giornale, per fare un appello a tutte le donne che ancora non sono in età di screening (cioè sotto i 50 anni): io ho solo 39 anni, e solo perché ho seguito il consiglio della mia ginecologa (la dottoressa Cavallari, che non potrò mai ringraziare abbastanza) ho scoperto di avere un tumore. Giro quindi a tutte le giovani donne il consiglio della dottoressa: una volta all’anno, regalatevi un’ecografia mammaria! È il più bel regalo che potete farvi e fare a i vostri cari, non aspettate lo screening!».