Sacro cuore e prof lesbica: Rossi «assolve» la scuola
«Non ci sono elementi per mettere in discussione la parità scolastica dell’istituto religioso Sacro Cuore di Trento». Lo ha affermato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, che ha annunciato di avere concluso le verifiche in merito, dopo il caso di presunta discriminazione verso una insegnante per il sospetto che fosse lesbica. «Informeremo di queste conclusioni il ministro Giannini - ha aggiunto Rossi - così come l’abbiamo già tenuta al corrente delle verifiche in corso a suo tempo» L'intervista alla prof
«Non ci sono elementi per mettere in discussione la parità scolastica dell’istituto religioso Sacro Cuore di Trento». Lo ha affermato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, che ha annunciato di avere concluso le verifiche in merito, dopo il caso di presunta discriminazione verso una insegnante per il sospetto che fosse lesbica. «Informeremo di queste conclusioni il ministro Giannini - ha aggiunto Rossi - così come l’abbiamo già tenuta al corrente delle verifiche in corso a suo tempo».
La fase di verifica - ha spiegato il presidente - ha riguardato la sussistenza delle condizioni organizzative per la parità scolastica al Sacro Cuore. La Provincia ha dunque fatto un’attività ispettiva finalizzata non a ricostruire i contorni del colloquio tra l’insegnante e la dirigente scolastica, compito eventuale di altre autorità, se interpellate, bensì che non ci fossero nel programma educativo, nella gestione del personale e nel clima interno all’istituto caratteristiche di presunta discriminazione, tali quindi da mettere in discussione la parità scolastica. Sono dunque state sentite le parti di quel colloquio, ma anche altri insegnanti e genitori.
La vicenda era giunta alle cronache tra luglio e agosto, dopo che i Comitati Tsipras locali avevano denunciato la presunta discriminazione, che sarebbe stata attuata non rinnovando il contratto alla docente in questione. L’interessata aveva posto l’accento sull’avere patito una ingerenza ingiustificata nella propria sfera privata, con domande sul suo orientamento sessuale, sottolineando che in ogni caso mai aveva avuto a che fare con quanto faceva in classe. La dirigente scolastica aveva confermato l’esistenza di un colloquio con l’insegnante, spiegandolo in sostanza come una gentilezza compiuta nonostante il contratto scaduto, ma non la discriminazione.