Ciclabile Trento-Pergine, verso un nuovo progetto

La Provincia cambia rotta e dopo decenni di vane attese intende sbloccare il progetto di pista ciclabile da Trento a Pergine, in una versione «minimalista» e dunque sostenibile sul piano finanziario. «Abbiamo dato mandato agli uffici tecnici affinché predispongano uno studio alternativo all'ipotesi precedente che era particolarmente costosa. L'idea di fondo è di utilizzare in buona parte la viabilità minore esistente fra la città e la Valsugana», spiega l'assessore alle infrastrutture e all'ambiente, Mauro Gilmozzi

di Zenone Sovilla

La Provincia cambia rotta e dopo decenni di vane attese intende sbloccare il progetto di pista ciclabile da Trento a Pergine, in una versione «minimalista» e dunque sostenibile sul piano finanziario.

«Abbiamo dato mandato agli uffici tecnici affinché predispongano uno studio alternativo all'ipotesi precedente che era particolarmente costosa. L'idea di fondo è di utilizzare in buona parte la viabilità minore esistente fra la città e la Valsugana», spiega l'assessore provinciale alle infrastrutture e all'ambiente, Mauro Gilmozzi

 

L'esponente dell'esecutivo di piazza Dante aggiunge, peraltro, di non avere ancora a disposizione gli esiti di questa analisi propedeutica alla stesura di un nuovo progetto destinato a sostituire quello «storico» da 14-15 milioni di euro che prevedeva di salire in cicloposta dal centro città verso San Donà e ponte Alto, superare il laghetto, passare in una sorta di rampa sospesa sotto il grande viadotto stradale della ex Ss 47 e innestarsi sulla vecchia strada dei Crozi per sbucare in Valsugana.

 

«Quel progetto - osserva ancora Gilmozzi - implicava una spesa che al momento non ci possiamo permettere, ma restiamo convinti che il collegamento ciclabile fra Trento e Pergine è una priorità e stiamo lavorando per trovare rapidamente una soluzione più semplice ed economica che si appoggi in gran parte a strade esistenti, individuando i raccordi necessari, per realizzare un percorso che come sappiamo è largamente richiesto dai cittadini e che potrà contribuire in modo significativo anche all'offerta turistica trentina. Promuovere l'uso della bicicletta e consentire di integrarla con il trasporto pubblico è da tempo uno dei nostri obiettivi, come ho ripetuto recentemente anche in consiglio provinciale».

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Quanto all'ipotesi di tragito e alla stima di spesa del nuovo progetto, l'assessore spiega di non essere ancora in possesso delle informazioni («attendo che gli esperti mi consegnino lo studio di fattibilità»).

 

Tuttavia, parlando di viabilità esistente vengono in mente diversi percorsi, tutti facilmente adattabili con interventi impegnativi (segnaletica, qualche staccionata e la sistemazione di alcuni passaggi di raccordo) e dunque con costi infinitesimali, se raffrontati ai milioni del vecchio progetto.

 

Vie asfaltate, mulattiere ripristinate e magari qualche raccordo utilizzando tratti facili su sentiero rappresentano un possibile reticolo che apre svariate ipotesi di collegamento tra la valle dell'Adige e la Valsugana.

 

Qualora, per esempio, si ritenesse di utilizzare la vecchia strada dei Crozi (che passa sopra la statale, dalla «bretella» di Civezzano fino a Ponte Alto) ci si potrebbe arrivare sia passando dalla collina di Povo sia scendendo da Cognola, ma andrebbe realizzata una non semplcie connessione con l'arteria da tempo in disuso che in alcuni tratti probabilmente richiede anche lavori di messa in sicurezza delle rocce strapiombanti.

 

C'è poi il tragitto classico, oggi utilizzato da chi si sposta in bici tra le due valli: la strada dei Forti, tra Cognola e Civezzano,che implica un po' di dislivello in più ma ci ripaga peraltro con la discesa sul versante opposto. In questo caso per garantire una fruizione pacifica ai ciclisti potrebbe risultare assai utile l'introduzione di limitazioni al traffico a motore (almeno in alcune fasce orarie e diversi periodi dell'anno).forti51

 

Infine, non va dimenticato che un paio d'anni fa, per iniziativa di un gruppo di volontari, era stata esplorata anche la possibilità di collegare Calceranica con Matttarello passando per Vigolo Vattaro e Valsorda, riutilizzando la vecchia viabilità esistente, per un totale di 23 chilometri.

 

In definitiva, con una spesa davvero minima (forse non arriviamo alle centinaia di migliaia di euro) si può realizzare nel giro di pochi mesi un'offerta di diversi percorsi protetti che, sia pure senza avere lo status e gli standard di una pista ciclabile, offrono ugualmente a tutte le categorie di ciclisti l'opportunità di pedalare in sicurezza.

Al punto che vien fatto di chiedersi come mai questa soluzione intermedia non sia stata adottata già negli anni scorsi.

 

È poi immaginabile che, in un secondo tempo, questa viabilità ciclabile in versione «low cost» possa via via migliorare, magari grazie all'accesso a qualche finanziamento europeo orientato alla promozione della mobilità alternativa all'automobile.

 

Nel frattempo, per quanto riguarda il capitolo delle piste ciclabili vere e proprie, va precisato che nel 2014 la Provincia (dopo anni di tagli) non ha programmato nuovi interventi, mentre proseguono opere che attingono ai finanziamenti dei bilanci di anni precedenti. Fra queste ultime, a proposito di Valsugana, figura la bretella di collegamento (parallela ai binari) fra la stazione ferroviaria di San Cristoforo e il tunnel ciclabile per Valcanover, dove peraltro permane la situazione pericolosa della promiscuità fra bici, automezzi e pedoni nei pressi della spiaggia del Ciolda (sempre deturpata dalla presenza di un parcheggio).

 

L'altro enorme buco nero della ciclabilità trentina, il collegamento fra il capoluogo e la valle dei Laghi attraverso il Bus de Vela e Cadine, resta invece in stallo, di fronte a un irrealizzabile progetto da una quindicina di milioni che non ci sono: «Al momento - dice l'assessore Gilmozzi - non abbiamo individuato modalità alternative per affrontare la questione».

 

Per tornare alla Trento-Pergine, va ricordato che nel recente passato sia l'assessore alla mobilità del Comune di Trento, Michelangelo Marchesi, sia il sindaco di Civezzano, Stefano Dellai, interpellati dall'Adige, avevano concordano sull'opportunità di valutare un collegamento alternativo attraverso la collina e la strada dei Forti.

 

«Bisognerà capire - aveva detto Marchesi - quali azioni di facile applicazione siano possibili per agevolare chi va in bicicletta e minimizzarne i rischi nel traffico, anche tramite misure di moderazione della velocità delle auto. Significa anche portare i turisti attraverso i nostri paesi, con potenziali ricadute sugli esercizi commerciali». L'assessore sottolineava anche la necessità di indirizzare i ciclisti efficacemente, tramite la segnaletica, lungo la collina, evitando che, come capita oggi, molti involontariamente finiscano invece verso il viadotto e le pericolose gallerie della superstrada.

 

A caldeggiare un piano B per la ciclabile era stato anche il consigliere provinciale Luca Zeni (Pd), che aveva definito questo intervento «un'assoluta priorità».

 

E stando alle premesse, questa volta potrebbe davvero essere questione di mesi.

 

GUARDA IL BICIREPORTAGE DELL'ADIGE SU UN POSSIBILE PERCORSO TRENTO-VALSUGANA

 

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