Sale la contestazione a Chizzola: «No all’antenna 5G tra le case»
Nella frazione di Ala sono iniziati i lavori per l’installazione del traliccio alto una trentina di metri, nonostante il no di Comune e Provincia. Speriamo venga presentato ricorso al Consiglio di Stato sperando sia ribaltata la sentenza del Tar: si trovi un’ubicazione alternativa»
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ALA - Sono partiti i lavori a Chizzola per l'installazione dell'antenna 5G per la telefonia mobile. E con il cantiere appena avviato, si acuiscono le preoccupazioni dei residenti nella zona di via al Porto che, e non da oggi, contestano la collocazione del traliccio troppo vicina alle case.
«Una soluzione alternativa c'era ed era stata proposta anche dall'amministrazione comunale, ma per vari motivi, e non da ultimo l'accoglimento del ricorso presentato al Tar dalla società Inwit, ora dal progetto si è passati alla fase attuativa. Ma noi - sottolineano alcuni residenti - temiamo i riflessi negativi sulla salute che possono venire dall'inquinamento elettromagnetico. Ora non ci rimane altro che confidare sull'appello della Provincia e del Comune al Consiglio di Stato, speriamo che venga presentato e, ovviamente, che sia accolto per bloccare i lavori».
L'iter per l'antenna risale ad alcuni anni fa, al 2021 quando lnwit presenta alla Provincia la richiesta, assieme a Tim e Vodafone Italia, di autorizzazione per la costruzione di un'antenna nella zona nord di Chizzola, in un'area residenziale in prossimità di alcune villette monofamiliari. La scelta di collocare lì il "mostro" di una trentina di metri non è gradita sia a chi ci abita, ovviamente, ma nemmeno a Comune e Provincia.
In ogni caso, nel dicembre dello scorso anno l'Agenzia provinciale per l'ambiente rilascia l'autorizzazione nonostante che il sindaco Stefano Gatti avesse evidenziato, nella Conferenza dei servizi, la contrarietà dell'amministrazione da lui guidata come evidenziato dalla commissione edilizia.Contestata la localizzazione, il Comune aveva proposto un sito alternativo non molto distante da quello individuato da Inwit, ma la resistenza di un vicino a concedere il passaggio nella sua proprietà per iniziare i lavori ha fatto cadere anche l'ipotesi lungo il torrente Sorne.
Dalla Provincia a inizi dicembre è arrivato il parere negativo per via al Porto, sulla stessa linea del municipio alense. La Inwit a quel punto aveva presentato ricorso al Tar ottenendo ragione. I giudici amministrativi avevano sottolineato che il procedimento al diniego all'autorizzazione unica era arrivato fuori termine massimo. E come se non bastasse per il Tar le ragioni del no da parte della commissione edilizia non erano motivate visto che «non vi sono vincoli di tipo paesaggistico-ambientali sull'area prescelta».
E comunque, sempre secondo i giudici amministrativi, non dovrebbe prevalere «l'interesse di natura privatistica dei residenti limitrofi affinché in prossimità delle loro abitazioni non venga realizzata una infrastruttura di quel tipo» che se comunque ha un impatto sul paesaggio in ogni caso (e qui si parla genericamente di strutture di questo tipo) «è necessaria per garantire il servizio pubblico di telecomunicazione».
«Sia ben chiaro - afferma una trentina di residenti - che noi non contestiamo a priori le legge che consente di realizzare queste antenne per la telefonia mobile praticamente in qualsiasi posto purché non vicine ad asili, ospedali e strutture "delicate" o dedicate alla cura. Ma ci sembra assurdo che nello stesso tempo in cui si vogliono proteggere i bambini dal possibile inquinamento elettromagnetico al quale teoricamente sarebbero esposti per qualche ora al giorno, nello stesso tempo si consenta di avere le antenne sopra le loro teste tutta la vita».
Come residenti, aggiungono, «avevamo proposto di sistemare una stradina di campagna per consentire il passaggio dei mezzi purché l'antenna non venisse costruita vicino alle nostre case, ma alla fine il cantiere è stato aperto e tra un po' ce la troveremo svettare a due passi da casa. Tante persone sono venute ad abitare qui, in una zona bella e tranquilla e ora si vedono deprezzare il valore delle loro case. La Provincia ci ha dato una grossa meno per la ricerca di un'area alternativa, ma ora ci auguriamo che presenti ricorso al Consiglio di Stato e che ribalti da decisione del Tar».