Finanza locale, la Provincia taglia i fondi ai Comuni
La coperta è cortissima e vi sono gli impegni che la Provincia s'è accollata con il recente «Patto di garanzia» sottoscritto con il Governo, per contribuire al risanamento dei conti dello Stato. Quindi, con il patto di stabilità da rispettare, la stretta sui Comuni trentini è considerata inevitabile, ed è tradotta nel Protocollo d'intesa in materia di finanza locale per il 2015 che il Consiglio della autonomie ha discusso con l'assessore agli enti locali Carlo Daldoss.
Vengono a mancare 60 milioni di euro sul budget di legislatura, garantiti lo scorso anno. Ci sono 13 milioni di sovragettito Imu da destinare allo Stato, che la Provincia «lascia» sulle spalle dei Comuni, e sono confermati i 6,1 milioni di risparmi obbligati sulla spesa corrente anche per il 2015, che rientrano nel taglio di 30 milioni programmato su cinque anni. «Inaccettabile». «Insostenibile». «Tanto vale che la Provincia nomini un commissario o un podestà comune per comune»... Sono alcune delle reazioni «girate» ieri a Daldoss, che su alcuni punti ha garantito che si potrà trattare. Già domani se ne riparlerà in un'altra seduta del Consiglio delle autonomie cui parteciperà anche il presidente Ugo Rossi .
Estinzione anticipata dei mutui.
È una delle misure forti del Protocollo, ed è prevista dal «Patto di garanzia» sottoscritto a Roma il 16 ottobre scorso. Per i Comuni trentini si tratta di 237 milioni di euro di debito residuo estinguibile al 31 dicembre 2014. Qual è il senso dell'operazione? Da una parte, ridurre il debito del settore pubblico (obiettivo europeo), dall'altra, mobilitare liquidità. È la Provincia che si impegna ad assegnare ai Comuni le risorse necessarie per estinguere anticipatamente il proprio debito residuo, facendo venire meno due voci di spesa: la quota di interessi della rata di ammortamento ( 19,3 milioni nei tre anni 2015-'17) e la quota capitale della rata di ammortamento (che nei tre anni vale 89,2 milioni ). La minore spesa per gli interessi, a partire dal 2015 ( 7,3 milioni ), viene recuperata con uguale decurtazione del Fondo perequativo; quella per la quota capitale sarà recuperata dal 2018, a valere sulla quota ex Fondo investimenti minori, rateizzando l'importo. Quali Comuni vi aderiranno è questione aperta.
Politica fiscale e «Imic».
Sulla «slava», come qualcuno già la chiama, cioè l'Imic, la nuova Imposta immobiliare comunale, frutto della unificazione di Imu (la vecchia Ici sugli immobili) e Tasi (la tassa sui servizi indivisibili come l'illuminazione pubblica), Daldoss non retrocede di un millimetro: sarà introdotta già con il 2015, e non, come chiesto dai sindaci, nel 2016 (tanto che i termini per il bilancio di previsione 2015 di Comuni e Comunità è spostato al 28 febbraio prossimo). I vantaggi sono dichiarati: semplificazione, personalizzazione del tributo e maggiore autonomia finanziaria dei Comuni, invio di modelli «precompilati» ai contribuenti; un'unica rata di versamento annuale (dicembre), ma facoltà al Comune di introdurre un anticipo a giugno per esigenze di liquidità. Altra novità: la detrazione fissa sull'abitazione principale viene sostituita da una sorta di «franchigia sulla rendita» differenziata in ogni Comune, vale a dire che la rendita di un immobile abitazione principale sarà ridotta del valore pari alla rendita media riferita alla categoria A2 calcolata in ciascun Comune. I Comuni incasseranno anche il gettito, stimato in 54 milioni , degli immobili produttivi (categoria D) da versare direttamente allo Stato.
Fabbricati agricoli tassati.
Daldoss la definisce una «rivoluzione copernicana», in risposta al sindaco Sandro Abram che, per maggiore equità, gli ha chiesto di mobilitarsi per far pagare l'Irpef a chi svolge attività agricola intensiva: con l'Imic è prevista per la prima volta l'imponibilità dei fabbricati strumentali all'attività agricola (anche se con una deduzione d'imponibile). È quindi abrogata l'esenzione sui fabbricati rurali. «Vale qualche milione di euro, se un terreno edificabile è coltivato, è pur sempre edificabile, e gli agricoltori devono pagare come qualsiasi altro cittadino» dice Daldoss.
Trasferimenti ai Comuni.
Il Fondo perequativo da ripartire tra i Comuni nel 2015 ammonta a 171,9 milioni . Su tale Fondo gravano però 123 milioni di accantonamenti da garantire alla Stato (73 più 50 milioni di Imu). La differenza ( 37 milioni ) va a costituire il Fondo di solidarietà comunale alimentato per circa 21 milioni dai Comuni con maggiore capacità tributaria, come Pinzolo che incassa parecchio con l'imposta sulle seconde case. Il «Fondo specifici servizi comunali» (per nidi e infanzia, impianti sportivi, polizia locale, etc) è confermato, come per il 2014, in 60.455.500,00 euro.