Stasera a Trento un Baglioni sempre più sedotto dal rock
«Il futuro? Una città che si progetta e si costruisce insieme. La ricostruzione non è un fatto individuale, ma un processo collettivo. Tutti sono chiamati a fare la propria parte, a mettere in gioco idee, valori, volontà, in una parola se stessi, perché il futuro è una città che si disegna e si costruisce insieme. Ognuno di noi è operaio di questa opera». Sono queste le parole che Claudio Baglioni ha usato per delineare i contorni del suo «Convoi ReTour» , che stasera, alle 21, lo vedrà in scena al PalaTrento
«Convoi ReTour» è la seconda parte del suo progetto live che, da febbraio a maggio, in uno strepitoso crescendo, aveva letteralmente entusiasmato 200 mila persone in tutta Italia. Una nuova serie di show, il primo lo scorso 18 ottobre a Bruxelles, che porteranno Baglioni e il suo supegruppo di ben tredici polistrumentisti, in tutta Italia con una carovana musicale che farà tappa al Palasport di Trento nel concerto organizzato dalla Showtime Agency (biglietti ancora disponibili).
Quello pensato dal cantautore romano è un secondo giro altrettanto lungo e favoloso del primo con una rappresentazione che è spettacolo, concerto, recital, musical, happening e racconto attraverso un repertorio fatto di tutti i suoi più grandi successi e degli inediti del suo ultimo album «ConVoi». Uno spettacolo che è stato descritto «di suoni, luci e scene, esaltante e coinvolgente, affidato alla bellezza di melodie immortali che non smettono di appassionare generazioni di fan, all'intensità dei testi, alla forza di nuovi, trascinanti arrangiamenti che rivelano un'anima decisamente rock, alla sensibilità verso ogni genere musicale e al sound ricco, solido e sapiente di una band che non si concede e non concede un solo attimo di tregua alla fabbrica delle emozioni. Un cantiere non-stop di energie e di meraviglie».
Un progetto quello del «ConVoiTour» che Baglioni aveva presentato all'ultimo Festival di Sanremo dove aveva fatto ritorno per la prima volta, dopo trent'anni. Era il 1985, infatti, quando, in piena era playback, Baglioni travolse il Festival con un'indimenticabile versione dal vivo di «Questo piccolo grande amore» . Proprio sul palco dell'Ariston aveva raccontato il suo «cantiere di note» nel quale la musica ispira e anima quella «ricostruzione» ideale, culturale, morale, che dovrà essere punto di partenza per l'avvio di una nuova stagione.
«Poche cose più della musica - ha raccontato Baglioni - possono trasmetterci l'energia di cui abbiamo bisogno per ripensare valori e ideali, ritrovare la fiducia in noi stessi e nel futuro e, soprattutto, la voglia e la forza di ripartire e ricostruire. "ConVoi" vuole essere il brano simbolo di questa "rinascita", un invito a trovare un'altra immensità e diventare liberi, cercare un mondo nuovo e nuove identità, restare semplici, salvare la speranza nella verità e morire giovani, nel senso - ovviamente - di non smettere mai di esserlo».