Sotto torchio la madre del piccolo Loris continua a negare
È terminato dopo cinque ore l'interrogatorio della madre del piccolo Loris Stival, ucciso la settimana scorsa, Veronica Panarello, accusata di omicidio volontario del figlio, aggravato dal legame di parentela, e occultamento di cadavere. Anche oggi, secondo quanto si apprende, la donna interrogata in questura a Ragusa non avrebbe ammesso alcuna responsabilità dell'omicidio e avrebbe ribadito la sua versione dei fatti. È scoppiata a piangere al termine dell'interrogatorio e ha ribadito anche oggi di non aver alcuna responsabilità nella morte del figlio. "Io collaboro, collaboro - ha detto - ma non ho ucciso mio figlio".
La notte scorsa, dopo quasi nove ore di interrogatorio, la posizione della donna era passata da persona informata sui fatti a indagata in stato di fermo per l'uccisione del figlio.
Esperti della polizia scientifica intanto hanno eseguito un prelievo del Dna della donna per fare dei confronti comparativi con altri campioni isolati durante le indagini.
La donna, a conclusione di tutte le attività in corso nella questura di Ragusa, è stata trasferita nel carcere di piazza Lanza a Catania. "Vergogna, vergogna..." e insulti: così alcune decine di cittadini hanno inveito contro la donna quando è uscita dalla Questura. Applausi, invece, sono stati scanditi al passaggio delle forze dell'ordine.
Le dichiarazioni di Veronica Panarello «confliggono palesemente con le risultanze delle registrazioni degli impianti di video sorveglianza installati lungo l’effettivo percorso seguito dalla Panarello proprio quella mattina», scrivono i pm di Ragusa nel decreto di fermo.
L’esame dei filmati e le testimonianze «consentivano di documentare, oltre ogni ragionevole dubbio, che il piccolo Loris non usci più dal condominio» dopo esser tornato a casa. E che «nell’intervallo tra le 8.49 e le 9.23 di sabato» nessun altra persona non conosciuta entro nel condominio», aggiungono.
Inoltre, l’auto della madre Loris, «a oltre 200 metri da questo ultimo impianto di carburante» (il distributore Erg, ndr), «svoltava a destra immettendosi nella strada poderale che conduce al Mulino Vecchio», dove è stato trovato il piccolo.
Si scontrano due verità opposte e il difensore della donna definisce «frettolose» le conclusioni degli inquirenti.
Due verità opposte, quella raccontata da Veronica Panarello e quella degli inquirenti, che ritengono di avere le prove che sia proprio lei l’assassina del figlio, il piccolo Loris.
«A SCUOLA» - Attorno alle 8.15 di sabato 29 novembre, ha messo a verbale la madre, «siamo usciti dalla mia abitazione... io, Loris ed il fratello siamo saliti sulla mia autovettura, una Volkswagen di colore nero, quindi percorrendo la via Roma siamo usciti dal centro abitato» per andare a buttare la spazzatura nei cassonetti poco distanti. Dopo aver buttato il sacchetto, la donna afferma di aver lasciato Loris vicino all’istituto. Il suo legale dice che alcuni testimoni lo confermerebbero. Secondo gli accertamenti della Procura le cose non sono andate così. La telecamera dell’emporio piazzata davanti a casa, alle 8.32, riprende Veronica e i figli uscire di casa e dirigersi verso l’auto, ma meno di un minuto dopo ricompare una figura - individuata dagli inquirenti in Loris, circostanza confutata dal legale dell’indagata - che, dopo aver sostato un attimo davanti al portone, entra nello stabile. Il bambino dunque sarebbe tornato a casa senza andare a scuola. Quattro telecamere posizionate in varie strade di Santa Croce Camerina, poi, «non rilevano in alcuna maniera, durante la fascia oraria d’interesse» il passaggio dell’auto sulle strade indicate.
A CASA - Veronica Panarello afferma - in una prima versione - che dopo aver lasciato Loris a scuola è andata direttamente al corso di cucina al castello di Donnafugata. In un secondo verbale sostiene di essere passata per casa per alcune «faccende domestiche» prima di raggiungere la tenuta, uscendo alle 9.15 dall’abitazione.
Gli inquirenti, invece, sottolineano che le telecamere «vedono» la madre di Loris rientrare nell’abitazione alle 8.49 e rimanerci fino alle 9.25. Dunque 36 minuti in cui è a casa con il figlio, che a scuola non è mai andato. Cosa è accaduto in questo lasso di tempo?
IL CORSO DI CUCINA - La donna ripercorre a bordo dell’auto della polizia il tragitto di quella mattina, compreso il tratto da casa al castello di Donnafugata, con tanto di sosta ai cassonetti per gettare uno dei due sacchetti della spazzatura dimenticato da Loris. Al castello arriva con un leggero ritardo, di cui si scusa. I partecipanti al corso la descrivono «tranquilla».
Per gli investigatori la ricostruzione della donna ha un «buco» di sei minuti. Le telecamere riprendono infatti la Polo e alle 9:27 a 50 metri dalla strada che porta al Mulino Vecchio e 9 minuti dopo in un punto che, hanno accertato gli investigatori rifacendo il percorso con la donna, si raggiunge in 3 minuti.
Cosa ha fatto dunque Veronica in quei 6 minuti nei pressi della strada che porta al Mulino Vecchio? IL VECCHIO MULINO - La donna sostiene, tra l’altro, di non conoscere la zona del Mulino Vecchio dove è stato ritrovato il corpo di Loris.
Gli inquirenti hanno ascoltato alcuni testimoni che la smentirebbero. Tra questi la sorella, secondo cui in quel luogo sarebbero andate a giocare da piccole.
LE FASCETTE - Veronica aveva in casa delle fascette da elettricista. Afferma che dovevano servire al bambino per il compito di scienze e le consegna alle maestre.
Gli inquirenti sottolineano che le fascette sono «compatibili» con quelle usate per strangolare Loris. Le maestre sostengono di non aver mai detto agli alunni di munirsi di fascette.