Papa Francesco: basta esibizionismi e mondanità nella Chiesa
Con un discorso impressionante per la analisi, la franchezza, la serenità e l'intento di guarigione, papa Bergoglio incontrando la curia romana per gli auguri di Natale, l'ha invitata a fare «un catalogo» di «alcune probabili malattie curiali, malattie e tentazioni che indeboliscono il nostro servizio».
La lettura dell'elenco, - dopo un inizio che era parso «soft» e senza accenni ai temi più controversi della riforma della curia, - ha immediatamente attirato l'attenzione dei porporati riuniti nella Sala Clementina e, anche i più anziani hanno disposto corpi e orecchie a cogliere ogni parola di papa Bergoglio.
Catalogo lungo, - 15 malattie, alcune definite gravi, una gravissima - e impietoso, senza autogiustificazioni, spiegato e accompagnato con alcune delle efficacissime espressioni tipiche del papa latinoamericano.
Ecco dunque le patologie curiali indicate da papa Bergoglio: sentirsi immortale, immune o addirittura indispensabile; il «martalismo», che viene da Marta, della eccessiva operosità; l'«impietrimento» mentale e spirituale; eccessiva pianificazione e funzionalismo; mal coordinamento; Alzheimer spirituale, cioè la dimenticanza della propria storia di salvezza da cui viene la «assoluta dipendenza dalle proprie vedute spesso immaginarie»; vanità e vanagloria; schizofrenia esistenziale; chiacchiere mormorazioni e pettegolezzi; divinizzare i capi; indifferenza verso gli altri; la faccia funerea; l'accumulare; la malattia dei «circoli chiusi»; e «ultima, la malattia del profitto mondano, degli esibizionismi».
Non un elenco nudo e crudo, ma riempito di vita con aggettivi, inviti, esempi, a cominciare dal primo suggerimento a «una curia che non si autocritica, che non si aggiorna, che non cerca di migliorarsi» e che è un «corpo infermo», a applicare come «antidoto a questa epidemia» «una ordinaria visita ai cimiteri: ci potrebbe aiutare a vedere i nomi di tante persone delle quali tante pensavano di essere immortali, immuni e indispensabili». Poi un invito, chissà, forse rivolto anche a se stesso, a non «trascurare il necessario riposo», «trascorrere tempo con i familiari e rispettare le ferie», per «evitare stress e agitazione».
Tra le tante immagini efficaci, quelli che «si nascondono sotto le carte diventando macchine per pratiche e non uomini di Dio»; quello che «pianifica minuziosamente», diventa «un contabile e un commercialista», tenta di «ingabbiare la libertà dello Spirito»; i «colori delle vesti e insegne di onorificenza» che diventano obiettivi di vita; la «doppia vita frutto della ipocrisia tipica del mediocre», dei mediocri anche se laureati, che creano un loro «mondo parallelo ove mettono da parte tutto ciò che insegnano agli altri e iniziano a vivere una vita nascosta e sovente dissoluta».