La morte di Pino Daniele: fa discutere la rinuncia ai soccorsi in Toscana

La morte improvvisa di Pino Daniele lascia un immenso dolore e anche uno strascico di dubbi sulle modalità dei soccorsi al cantautore napoletano.
Da quanto si è appreso, l’artista ha accusato un malore ieri sera mentre si trovava nella sua casa in Toscana, in un podere isolato nelle campagne tra i comuni di Magliano e Orbetello (Grosseto), in Maremma. Intorno alle 21.15 è stato anche chiamato il 118 che, spiega la Asl di Grosseto, ha inviato un’ambulanza che però è stata fermata quando si trovava non lontano dall’abitazione, perché ha ricevuto l’informazione che il paziente aveva deciso di raggiungere autonomamente una clinica romana.

«Dopo trenta minuti» dalla richiesta di soccorso «l’ambulanza non era ancora arrivata», ha detto il cardiologo che aveva in cura l’artista, Achille Gaspardone, direttore di cardiologia all’ospedale Sant’Eugenio di Roma.

È stata comunque «una espressa volontà dello stesso Pino Daniele - ha sottolineato - farsi portare» dal suo medico di fiducia. D’altro canto, ha rilevato lo specialista, la sintomatologia che il cantante presentava, poi rivelatasi un infarto, «era molto atipica».
Il medico ha precisato che dopo l’arrivo al pronto soccorso «sono state fatte tutte le manovre di rianimazione, ma Pino Daniele era già morto».

Il cantautore, ha aggiunto Gaspardone, «aveva una gravissima malattia alle coronarie da 27 anni, una patologia che era stata trattata» e tenuta sotto controllo nel corso del tempo «grazie a ben quattro interventi di angioplastica». Purtroppo, ha affermato, la fine «non è stata una sorpresa, ma proprio grazie agli interventi e procedure effettuati, Pino Daniele ha potuto vivere fino alla soglia dei sessant’anni».

Ma Carmine, uno dei fratelli del cantante, ha detto invece che «il primo intoppo è stato non fermarsi all’ospedale di Grosseto: poteva salvarsi».

Per parte sua, il responsabile del 118 dell’Asl di Grosseto, Robusto Biagioni, riferisce che la telefonata arrivata al 118 di Grosseto per i soccorsi a Pino Daniele risulta registrata in entrata alle 21:12 e dopo 19 minuti, alle 21:31, l’equipaggio dei soccorritori ha comunicato alla centrale la chiusura dell’intervento e il suo rientro, avendo avuto comunicazione che il paziente stava andando a Roma.

A fronte di sintomi che potrebbero essere collegati ad una anomalia cardiaca la «priorità è quella di raggiungere il più vicino reparto di unità coronarica sul territorio», sottolinea il past president dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco), Marino Scherillo. Pino Daniele, rileva l’esperto, «era già stato operato al cuore ed aveva dei by pass, inoltre era diabetico. Tali condizioni pregresse, in una situazione di comparsa di dolore toracico, imporrebbero di raggiungere la più vicina Unità coronarica per una assistenza la più immediata possibile».

Il cantante ha però espresso la volontà di essere portato a Roma e l’ambulanza non è dunque giunta alla sua residenza in Toscana: «Se i medici del 118 fossero giunti a seguito della richiesta di soccorso - ha precisato Scherillo - avrebbero avuto l’obbligo per legge di condurre l’artista al più vicino ospedale con Unità coronarica, che penso sia quello di Grosseto».

Va detto, afferma, «che il sistema cardiologico italiano è molto ben attrezzato per fare fronte alle emergenze: sono 414 le unità coronariche su tutto il territorio, vale a dire una ogni 120 mila abitanti circa, e la metà di tali unità dispone di strutture di emodinamica h24 che consentono di fare subito una diagnosi e procedere, eventualmente, a un intervento di angioplastica in caso di infarto».

Non è insolito che un paziente, afferma Scherillo, «richieda l’assistenza del proprio cardiologo, ma se lo specialista non è raggiungibile in tempi brevi ciò può presentare dei rischi. Il consiglio nei casi di emergenza, dunque è quello di affidarsi con fiducia all’unità coronarica sul territorio».

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