I giudici: «Chiara è stata uccisa per farla tacere»

«Alberto Stasi ha brutalmente ucciso la fidanzata, che evidentemente era diventata, per un motivo rimasto sconosciuto, una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo "per bene" e studente "modello", da tutti concordemente apprezzato».

Ne è convinta la Corte d'assise d'appello di Milano che lo scorso 17 dicembre, al termine nel nuovo processo di secondo grado, ha condannato l'ex studente bocconiano a 16 anni di carcere per l'omicidio dell'allora sua fidanzata Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007.

I giudici presieduti da Barbara Bellerio, nelle motivazioni depositate ieri, hanno ritenuto che il quadro indiziario a carico di Stasi «sia stato rafforzato dall'ampia rinnovazione istruttoria» nel dibattito con rito abbreviato e che ha portato ad affermare «con la dovuta necessaria certezza» la sua colpevolezza. Ecco allora che i magistrati, in 140 pagine, passano in rassegna tutti i punti nodali della vicenda per cui il giovane si è visto cancellare dalla Cassazione le assoluzioni di primo e secondo grado per essere riprocessato in apello.

Nella loro ricostruzione l'individuazione della «finestra temporale», dalle 9.12 alle 9.35, durante la quale l'ex studente bocconiano è potuto uscire di casa, raggiungere la villetta di via Pascoli, uccidere la fidanzata e rincasare per continuare a scrivere la tesi al computer, «può ora darsi per pacifica». E poi «la dinamica dell'aggressione evidenzia come Chiara non abbia avuto il tempo di reagire». Era «così tranquilla, aveva così fiducia» in chi gli stava davanti «da non fare niente, tanto da venire massacrata senza alcuna fatica, oltre che senza alcuna pietà». E lui, scrive sempre la Corte, «dopo aver commesso il delitto è riuscito con abilità e freddezza a riprendere in mano la situazione».

E se il «il movente dell'omicidio è rimasto sconosciuto», si ipotizza che la «passione» di Alberto «per la pornografia» scoperta da Chiara avrebbe potuto «provocare discussioni, anche con una fidanzata "di larghe vedute" e che le «difficoltà» del loro rapporto di coppia siano alla base di quella motivazione forte» che ha ispirato il raptus omicida.

 

 

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