Microfinanza e sviluppo: «Ecco come costruiamo con i giovani tunisini l'alternativa all'emigrazione»
«La tensione è ancora alta ma noi andiamo avanti» dice Katia Raguzzoni di Microfinanza e Sviluppo, associazione di Trento impegnata in Tunisia a sostenere le microimprese di giovani e donne, l'alternativa all'emigrazione e alla violenza.
«La tensione è ancora alta ma noi andiamo avanti» dice Katia Raguzzoni di Microfinanza e Sviluppo, associazione di Trento impegnata in Tunisia a sostenere le microimprese di giovani e donne, l'alternativa all'emigrazione e alla violenza. L'assalto jihadista al Museo del Bardo di Tunisi non è stato il primo. «Anche dove siamo noi, a Kasserine, nei giorni precedenti c'erano stati attacchi terroristici e violenze». Kasserine si trova aovest di Tunisi e a una trentina di chilometri da Gafsa, la città più importante nelle immediate vicinanze.
La missione a Kasserine ha visto in particolare l'incontro, presso il Governatorato, con le Associazioni di Microcredito e il partenariato locale con l’obiettivo di condividere un percorso di rilancio dell'offerta di credito come volano dello sviluppo locale. Microfinanza e Sviluppo e i partner stanno cercando di sostenere la microimprenditorialità locale, soprattutto femminile e giovanile, per offrire un'alternativa all'emigrazione e alla violenza.
«Nella regione di Kasserine – spiega Katia Raguzzoni - permangono situazioni di povertà estrema e alti indici di disoccupazione giovanile. Non è un caso che la primavera araba sia scoppiata proprio qui, in un territorio dove mancano opportunità di impiego e dove le prospettive di sviluppo sono negate soprattutto ai giovani. È da questa constatazione che l’Associazione Microfinanza e Sviluppo ha intesto rispondere alla richiesta di sostegno pervenuta dall’associazionismo locale con il quale ha costruito relazioni di partenariato privilegiate e solidali dal 2012, un anno dopo lo scoppio della primavera araba».
«La Rivoluzione dei Gelsomini – prosegue Katia – è scoppiata con un gesto esemplare di un giovane tunisino, la rivolta delle piazze e la cacciata del vecchio regime che dal 1987 era al potere. Una protesta che ha scatenato un effetto domino nella maggior parte dei paesi della riva sud del Mediterraneo e che tuttora, nonostante le cronache di questi giorni, si distingue in Tunisia in termini di maggiore partecipazione e maturità. Una maturità che ha portato, a differenza di altri Paesi dell'area, alla scrittura e approvazione di una costituzione moderna e all’avvio d’importanti riforme».
«Il lavoro di terreno ha permesso di consolidare le relazioni con il partenariato locale, in primis le Associazioni di Microcredito, le autorità locali quali il Governatorato di Kasserine e la Municipalità di Kasserine, unitamente al partenariato con altre realtà associative come la Union Tunisienne Solidarieté Sociale per i servizi non finanziari di accompagnamento e gli altri attori internazionali, Regione Toscana, Regione Trentino Alto Adige, ONG Cospe, Centro Nord Sud, Municipalità, Associazioni e partenariato della cooperazione decentrata della Regione di Paca/Francia, che a vario titolo intervengono su comuni obiettivi di sviluppo economico e sociale operando secondo criteri di sostenibilità culturale, ambientale e finanziaria».
«Microcredito in Tunisia vuol dire offrire un prestito di 1000 Dinari (pari a 500 Euro) per il miglioramento delle condizioni di vita e fino a 3 000 Dinari (pari a 1.500 Euro)per lo sviluppo di piccole attività imprenditoriali, generalmente informali. Il tasso di interesse applicato è il 5% e le spese di istruttoria l'1,5%. Ma con l’entrata in vigore di una nuova legge per le istituzioni finanziarie (117/2011) i prodotti finanziari erogati dalle Associazioni locali non sono più adeguati e le stesse strutture necessitano di una riorganizzazione, di capitalizzazione e di professionalizzazione del personale locale».
«Oltre a questo lavoro – sottolinea Raguzzoni - l’attenzione è rivolta anche all’organizzazione di sessioni di educazione finanziaria diretta alle associazioni locali che sono espressione della società civile e in particolare agli operatori dell’economia sociale e solidale. Esclusione finanziaria, povertà ed eversione spesso convivono e portano alla decisione di emigrare verso l'Europa. Proprio per questo è ancora più importante lavorare sui temi della giustizia economica in contesti dove sottosviluppo e degrado sociale e culturale vincono e portano a derive di violenza di estrema gravità».