Calcioscommesse, nuova inchiesta: 50 fermati. Coinvolte società di Lega Pro e serie D
Nuova inchiesta Calcioscommesse, stavolta in Lega Pro e serie D: la polizia sta eseguendo in queste ore decine di fermi in tutta Italia e all'estero nei confronti di calciatori, dirigenti e presidenti di club (oltre trenta le società toccate dalle indagini). Fra le cinquanta persone fermate figura anche una conoscenza trentina: Maurizio Antonio Pagniello, detto “Morris”, nato in Australia il 25.3.1977, ex calciatore e intermediario che nel settembre del 2013 comprò il Calcio Trento che lo aveva «prelevato» da Piervittorio Belfanti. Un'esperienza nata in un caos totale e finita malissimo, con i libri in tribunale.
L'inchiesta è coordinata dalla Dda di Catanzaro. L'accusa è associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. 50 i fermi, oltre 70 gli indagati. Arresti e perquisizioni sono avvenuti in Calabria, Campania, Puglia, Abruzzo, Marche, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Liguria.
Perquisizioni sono tuttora in corso nelle sedi di diverse squadre e si parla di decine di partite truccate, nell'attuale campionato, secondo le indagini della squadra mobile di Catanzaro.
Calciatori, allenatori, presidenti e dirigenti avrebbero costituito una rete che riuniva due circuiti di persone: il primo, stando alle accuse, si occupava di alterare l'esito delle partite (28 le gare sospette), mentre il secondo gestiva le giocate in un sistema di scommesse in Italia e all’estero.
Fra gli indagati risulterebbero anche esponenti di clan della ‘ndrangheta, un poliziotto e qualche persona straniera.
I poliziotti del Servizio centrale operativo e della squadra mobile di Catanzaro stanno operando in particolare nelle province di Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Milano, Salerno, Avellino, Benevento, L'Aquila, Ascoli, Monza, Vicenza, Rimini, Forlì, Ravenna, Cesena, Livorno, Pisa, Genova e Savona.
Ad alcuni indagati vengono contestate le aggravanti mafiose e transnazionali. L'inchiesta ha preso il via grazie alle intercettazioni di Pietro Iannazzo, ritenuto elemento di vertice dell'omonima cosca che opera a Lamezia Terme, arrestato giovedì scorso in una operazione della polizia contro la 'ndrina.
Quella degli Iannazzo, secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, è una cosca «d'elite della mafia imprenditrice» dedita agli affari, ma anche capace di scatenare una guerra con altre consorterie per mantenere il proprio predominio sul territorio. Nel corso dell'operazione condotta la settimana scorsa da squadra mobile di Catanzaro, Sco, Dia e Guardia di finanza, sono state una quarantina le persone arrestate, tra le quali alcuni imprenditori.
È stato captando alcune conversazioni di Pietro Iannazzo nel corso di quella indagine che gli investigatori hanno saputo delle combine su varie partite dei campionati di Lega Pro e Cnd per alterare i risultati al fine di ottenere vincite cospicue con le scommesse.
Tra gli arrestati c’è il direttore sportivo Ercole Di Nicola, originario di Atri (Teramo), responsabile dell’area tecnica dell’Aquila calcio, fermato nelle prima ore della mattina a Venezia.
Di Nicola sarebbe uno degli uomini chiave dell’inchiesta. Secondo quanto appreso non ci sono indagati tra i rappresentanti della proprietà del club e tra il resto della dirigenza. L’Aquila come società non è coinvolta a livello penale.
Anche l’ex direttore generale del Monza Calcio, Mauro Ulizio (oggi dirigente del Pro Patria) e l’attuale direttore sportivo Gianni Califano, sono stati arrestati questa mattina nella città brianzola nell’ambito della maxi operazione denominata «Dirty Soccer».
Frattanto, piovono reazioni indignate, specie in alcune piazze calcistiche improtanti, travolte dallo scandalo.
Il Comune dell’Aquila ha già annunciato che si costituirà parte civile nel processo, «per i danni morali causati - dice il sindaco del capoluogo abruzzese Massimo Cialente - da questa vergognosa vicenda che apre una ferita gravissime nelle tante comunità colpite». «I sindaci - aggiunge - devono reagire, devono scatenarsi per difendere le comunità, i dirigenti e i calciatori non sono mercenari, fanno sport per migliaia di tifosi per i quali si deve avere rispetto».
Cialente, sindaco della città colpita dal terremoto del 6 aprile 2009, si dice «nauseato perché è stato un colpo basso alla città che nel tifo per la sua squadra fa passare l’orgoglio, la rivincita, la rinascita, il calcio, come il rugby fa vivere gli stessi sentimenti ai tifosi, è il simbolo di un territorio e delle migliaia che seguono le vicende sportive».
«Questa vicenda mi disgusta perchè da un anno stiamo facendo un duro lavoro nascosto di sostegno, di ricerca di nuovi soci, e nelle numerose riunioni svolte, per il calcio e il rugby, ho potuto constatare la passione, la partecipazione e la preoccupazione dei dirigenti per i risultati sportivi e per il futuro - continua Cialente -. Sono disgustato e offeso.
Direttori sportivi e calciatori sono trattati benissimo e devono mostrare senso di responsabilità verso i territori nei quali giocano».
Bufera anche a Sassari, per il coinvolgimento della Torres: «Mi auguro che sia immediatamente chiarito tutto e il responsabile di questi trucchi sia condannato e renda il calcio più pulito e sia da esempio per questa società perchè giocare con le regole significa crescere in una democrazia pulita dove tutti rispettano le regole», ha detto il sindaco, Nicola Sanna, commentando la notizia.
«Mi auguro - ha aggiunto - che sia solo la fase di requisitoria e di verifica, come capita molte volte, e che alcuni sospetti non siano veri. Tutti noi andiamo allo stadio pensando che ci sia una vera disputa tra sportivi, spero che si sia trattato di questo. Il mondo del calcio non è nuovo a queste vicende, non solo italiano ma anche internazionale, girano molti soldi e immagino che in qualche caso come accaduto in passato purtroppo sia vero. Mi sorprende - conclude Sanna - ma spero che tutti ne escano bene, questo è l’augurio che faccio».