Quei manifesti contro il razzismo del Cinformi che fanno discutere
Se l'intenzione era quella di far discutere non c'è dubbio che l'obiettivo sia stato centrato. Basta fare un giro per le strade di Trento per imbattersi in una serie di cartelloni con il logo della Provincia che riportano una serie di luoghi comuni nei confronti degli stranieri («Il Trentino è pieno di extracomunitari», «Portano malattie», «Rubano le case», «Invadono il Trentino», «Rubano il lavoro», «Ci costano troppo»). Una campagna realizzata dal Cinformi con finanziamenti statali ed europei che ovviamente ha un fine completamente opposto a quello che dicono le parole. Punta, cioè, a favorire l'integrazione e a vincere i pregiudizi.
Tanto che sotto lo slogan allarmistico e la caricatura del «non trentino» c'è una spiegazione. Sul fatto che da noi ci sono tanti extracomunitari viene risposto, per esempio, che per la maggior parte si tratta di immigrati dall'Europa. All'accusa di rubare case e lavoro viene confutato che ai non comunitari vanno solo 14 alloggi pubblici sui 135 assegnati e che i mestieri che intraprendono sono quelli che gli italiani non vogliono più fare. Dati probabilmente inconfutabili, come del resto si devono reputare veritieri quelli che dicono che gli stranieri non costano perché «a conti fatti ci guadagniamo»: pare che a livello nazionale il rapporto tra costi e benefici sia in positivo di 4 miliardi di euro.
Iniziativa lodevole, ma che ha fatto storcere il naso a parecchi. La Lega nord con il capogruppo in Provincia Maurizio Fugatti ha presentato un'interrogazione. E pure il consigliere comunale del Patt Alberto Pattini è piuttosto scettico: «Questi manifesti non rispecchiano la realtà del Trentino e dei Trentini. Mi sembra che siano offensivi per un popolo che non accetta caricature del genere. Non siamo razzisti».
Su Facebook gli ha risposto la presidente di Fratelli d'Italia Marika Poletti spiegando che «il Patt è in maggioranza, ha il presidente della Provincia e, tramite amabile operazione di calcio-mercato, tanti esponenti nei vari organismi. Del resto il Patt appoggia cose tipo il disegno di legge sull'omofobia ed il suo capogruppo Baratter vuole che la Provincia riservi corsie lavorative preferenziare per transessuali e l'educazione all'omosessualità sin dalle scuole d'infanzia. Dunque, cosa vuoi che siano quattro manifesti da noi pagati per offenderci?»..