L'Ordine: l'Azienda sanitaria vuole schedare i medici
Critica severa del presidente dell'Ordine dei medici del Trentino, Marco Ioppi, contro il nuovo regolamento dell’Apss in materia di autorizzazioni allo svolgimento di attività e incarichi compatibili con il rapporto di lavoro.
«Con le nuove norme - attacca il presidente Ioppi - ogni dipendente viene schedato in sua ogni attività pertinente e non pertinente alle mansioni lavorative: si tratta di una violazione della vita privata. Inoltre, non vi è alcuno stimolo da parte dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari che porti i lavoratori a onorare e amare la loro professione: l’ente burocratico minaccia punizioni e cala ordini dall’alto».
Ecco il comunicato dell’Ordine dei medici.
«Da mercoledì 1° luglio 2015 entrerà in vigore il Regolamento in materia di autorizzazioni allo svolgimento di attività ed incarichi compatibili con il rapporto di lavoro: con queste nuove norme, suddivise in 22 articoli totali, l’Apss intende applicare la delibera del direttore generale Luciano Flor emessa in data 21 maggio 2015, ovvero disciplinare le questioni di compatibilità e conflitto di interesse all’interno dei rapporti di lavoro subordinato presso l’Apss. Il Regolamento si applica, infatti, a tutto il personale dipendente a tempo determinato, indeterminato, a tempo pieno oppure tempo parziale. Ed ha validità sia per incarichi gratuiti che per impieghi retribuiti.
Non possiamo accettare questo tipo di atteggiamento da parte dell’Apss. Con il nuovo Regolamento ciascun dipendente viene visto come un soggetto cui chiedere conto di ogni attività lavorativa ed extralavorativa.
Ciascun dipendente sarà obbligato a comunicare all’Azienda ogni suo interesse: l’iscrizione a qualsiasi associazione o attività, a gruppi di interesse o associazione di volontariato, l’appartenenza a gruppi ludici o sportivi, eventuali collaborazioni con giornali o riviste. Insomma, qualsiasi cosa. Quindi, l’Apss vestirà i panni di “giudice” e valuterà la compatibilità di tale attività con lo svolgimento della mansione lavorativa interna all’Azienda.
«Nessuno ha nulla in contrario sulla prevenzione di eventuali conflitti di interesse o della corruzione, ma con queste norme l’Apss va in maniera pesante a limitare la libertà delle persone. Si tratta di una vera e propria invasione della privacy. E, anche se non ci fossero gli estremi per appellarsi alla legge sulla violazione della privacy, è normale ed ovvio che ogni dipendente si senta violato ed offeso nella sua persona.
Prevalgono il clima di controllo e di ispezione, di inquisizione e di “schedatura”, le frasi intimidatorie e le formule “d’obbligo” verso i dipendenti quali: “è assolutamente vietato”, “si disciplina”, “si fa divieto”, “si obbliga”. E questo va decisamente in contrasto con i compiti del nostro Ordine!.
Voglio ricordare che il ruolo dell’Ordine dei medici è quello di stimolare in ciascuno il senso di responsabilità e di appartenenza, oltre ad aiutare ogni medico a compiere nel modo migliore la sua professione evitando ogni possibile conflitto di interesse. Tuttavia gli strumenti da impiegare sono quelli partecipativi: la minaccia è esclusa. È quanto mai pericoloso che un’azienda si assuma il ruolo etico e di indirizzo comportamentale, prerogativa degli Ordini, usando termini punitivi e calando fredde norme dall’alto.
Non dimentichiamo, poi, che in un’azienda sana e florida il capitale umano non deve essere considerato un “peso”, bensì come una risorsa da valorizzare secondo i principi dell’autonomia e della responsabilizzazione, non certo della sudditanza e della burocratizzazione. Solamente in questo modo l’azienda in questione può vantare sufficienti elementi strategici di successo.
E l’Apss non fa eccezione, in quanto le competenze e le conoscenze degli operatori sono direttamente proporzionali alla qualità delle prestazioni offerte in termini di efficienza, efficacia ed appropriatezza. Ovviamente, però, i principi da seguire sono quelli dell’autonomia e della responsabilizzazione dei dipendenti, non certo del “terrore” o del proliferare della burocrazia».
Gli articoli 10 e 11 del Regolamento rappresentano una chiara lesione all’intelligenza e all’autonomia del medico nel suo obbligo professionale di preparazione scientifica e di aggiornamento culturale e formativo - dice - Il medico è il professionista più vicino ai bisogni delle persone: il suo aggiornamento non deve avere limiti, al fine di ottimizzare sempre le sue competenze. Queste attività non dovrebbero essere limitate o regolamentate, ma sostenute ad ogni livello perché esse sono garanzia di competenza e di qualità professionale.
L’Ordine fa appello alla responsabilità dei medici affinché essi testimonino responsabilità, passione e attaccamento professionale alla professione, nonostante si sentano per nulla sostenuti oppure sviliti da un contesto organizzativo che cercheremo con la collaborazione e l’intelligenza di tutti di superare».